Identità visiva e immagine coordinata: quanto è importante farsi riconoscere

Logo, font, colori e payoff quanto conta il lato visual

Tiziana Troisi 17/06/2021 0

Oggi l’immagine è tutto: attraverso i social siamo continuamente bombardati da immagini. Ci sono persone che hanno fatto della loro immagine un brand, come gli influencers. L’immagine è importante per tutti, è quello che rende riconoscibili le cose, le persone.  La vista è il senso più importante, aiuta a farsi strada nel mondo ma non solo: è attraverso gli occhi che l’essere umano vede i colori, ed è attraverso quei colori prova determinate emozioni.

Ci hai mai pensato? Capita a tutti di emozionarsi davanti ad un’ immagine o un particolare paesaggio, sarà capitato anche a te.  Questo perché, come abbiamo detto, sono proprio le immagini e i colori ad influenzare le emozioni umane.

In psicologia cognitiva, la branca della psicologia che studia la percezione, si è scoperto che colori diversi ed immagini diverse possono evocare emozioni di diversa entità.

Identità visiva: cos’è e quanto conta nel marketing

Ovviamente, da quando esiste, anche il marketing ha sfruttato queste dinamiche, realizzando attraverso le immagini e i colori dei veri e propri viaggi emotivi. Un tempo, quando i brand più famosi erano pochi e non c’era tanta  concorrenza, tutto era più facile.

Oggi, invece, in un’epoca in cui potenzialmente tutto può essere  un marchio, c’è bisogno di una sola, importantissima cosa: essere riconosciuti e riconoscibili. Ogni brand deve essere distinguibile da un altro, anche solo attraverso un piccolo dettaglio.

Di cosa è composta la brand identity

Come fare? Costruendo una buona identità visiva. Se non hai mai sentito questo termine, è ora di conoscerlo. Si definisce identità visiva tutto quello che caratterizza visivamente un marchio. Attenzione a non fare sempre il solito errore, quando parliamo di identità visiva non parliamo solo di logo. Lo studio di identità visiva di un brand comprende:

logo: un’immagine piccola e riconoscibile che faccia capire subito chi siete. Dietro una scelta che può sembrare apparentemente semplice, c’è uno studio che non  immagineresti mai. Anche il design ha un ruolo fondamentale: anche il rapporto con le linee e le proporzioni di un logo, possono veicolare un messaggio. Attenzione ai dettagli.

Colori: ne abbiamo già parlato prima, ma vale la pena approfondire l’argomento per non permetterti di fare errori: dopo il logo, il colore è la cosa più importante di un brand. Pensa bene a quale messaggio vorresti trasmettere, o meglio, a come vorresti che si sentisse il cliente quando ha tra le mani un  tuo prodotto.

Qualche consiglio: non usare colori freddi e scuri come il grigio: trasmettono emozioni negative

Font: che carattere ha il tuo brand? Giochi di parole a parte, anche il font con cui deciderai di scrivere il nome del tuo brand sarà fondamentale: dovrai tenere conto del target di riferimento, del tipo di prodotto, della provenienza del prodotto.

Pay off: una frase, ma spesso anche solo una parola. Qualcosa che entri subito nella testa del consumatore. Una frase che concentri al suo interno i valori attraverso u quali vuoi che il tuo brand venga ricordato. Se funzionerà, tutti ricorderanno il vostro prodotto.

Ecco quali sono gli aspetti più importanti per costruire una buona identità visiva. Sembrerebbe già tanto, ma non è finita qui.  Non basta creare una buona identità visiva per fare si che un brand venga ricordato. Per creare un’identità visiva che sia davvero memorabile c’è bisogno di attenzione ai dettagli e sinergia

Cambiare ma non troppo: l’importanza dell’immagine coordinata e della sua gestione

Un’azienda, per poter essere ricordata, deve essere ovunque rimanendo sempre la stessa. Avere un’immagine coordinata che sia coerente e facilmente riconoscibile è fondamentale. Va bene essere presenti su tutti i social ma è sempre meglio farlo nel modo migliore. Affidati ad un esperto di design che sia capace di declinare al meglio la tua identità su ogni piattaforma.

Per garantire la buona riuscita di un’identità visiva, i grandi brand non si risparmiano dal creare un documento che riassuma coerentemente il corretto utilizzo e la declinazione della brand identity.

Quali sono i segreti perché un’identità visiva funzioni davvero:                     

·         Coerenza: renditi riconoscibile senza mai perderti

·         Continuità: anche se va bene apportare qualche piccola modifica, ricordati sempre di mantenere sempre fede alle cose fondamentali. Per esempio, per differenziare i vari account social, potresti cambiare il pay off.

Riassumendo: essere creativi conta, ma rimanere sempre presenti a sé stessi, agli occhi del cliente conta di più. Per altri utili consigli, segui il blog.

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Tiziana Troisi 19/03/2021

Co-marketing: quando l’unione fa la forza
Le abbiamo comprate tutti almeno una volta nella vita, a costo di sembrare infantili, fregandocene. Se il nostro brand di vestiti preferito comincia a realizzare magliette a tema Disney dovete averle. Sapete che dietro la decisione di realizzare prodotti utilizzando altri brand ci sono delle operazioni di marketing molto più complesse di quanto possa sembrare? Ecco cos’è il co-marketing e come funziona: si definisce co-marketing l’accordo secondo cui due o più brand attivano una collaborazione per un limitato periodo di tempo. A differenza della partnership, nel co-branding infatti il legame istaurato tra due brand ha un fine preciso ed è limitato nel tempo. Se volessimo fare un esempio pratico riferendoci alla quotidianità, potremmo parlare di uno scambio di favori: se chiediamo un favore a qualcuno, scambiamo con quella persona solo le informazioni utili allo scambio. A favore fatto, il rapporto si interrompe. Ecco il co- marketing funziona proprio cosi: le aziende condividono lo stretto indispensabile per un periodo limitato. Tipi di co-marketing Come ogni operazione di marketing, anche il co-marketing può toccare diversi livelli della realizzazione di un prodotto. Ecco quali sono i diversi livelli su cui si possono realizzare azioni di co-marketing: Co- marketing di prodotto: succede quando due brand si uniscono per creare un nuovo prodotto. In America, per esempio, la diet coke è stata promossa con l’aiuto di un brand specializzato in bevande e prodotti fit. Co-marketing di promozione: un brand che aiuta un altro brand a promuovere il suo ultimo prodotto, magari offrendo gadget in omaggio. Avete presente quando da piccoli (ma forse anche ora) correvamo da Mc Donald’s per arraffare prima di tutti l’ultima sorpresa dell’ happy meal a tema Disney? Ecco: quello è co-marketing di promozione. Co marketing di distribuzione : è il tipo di co-marketing che permette ad un’azienda di distribuire i propri prodotti negli spazi di cui è proprietario un altro brand. Spesso, questo tipo di co-marketing è realizzato attraverso le affiliazioni sui siti internet, o attività di content marketing (articoli blog che consigliano quel prodotto). Anche se può sembrare un’operazione poco incisiva sulle scelte d’acquisto dei clienti finali, non è assolutamente cosi: ogni associazione lascia nel nostro cervello una traccia mnemonica, un ricordo della marca che si rivela decisivo quando poi ci tocca scegliere un prodotto. Dopo aver lasciato un ricordo attraverso la rete, i prodotti consigliati vengono poi anche proposti al cliente finale. È il caso di negozi di elettronica che propongono la stipula di ulteriori assicurazioni sul prodotto. Co marketing di prezzo: si verifica quando due brand che creano prodotti complementari tra loro scelgono di offrirli al cliente finale ad un prezzo vantaggioso. Ne sono un esempio lampante le campagne di bundling realizzate dai produttori di videogiochi. Nintendo, per esempio, in occasione dell’uscita di un nuovo Animal Crossing, ha realizzato per i suoi fan un’esclusiva versione dell’amata Nintendo Switch. La console personalizzata era venduta insieme alla versione digitale del nuovo videogioco. Co-branding: come nascono nuovi prodotti C’è poi un altro modo di fare co- marketing che merita un po’ più di attenzione: parliamo di co-branding. Si parla di co-branding quando due aziende si uniscono per immettere sul mercato un nuovo prodotto realizzato unendo i due prodotti di partenza. Non più due prodotti commercializzati insieme, ma un prodotto nuovo ed esclusivo.  Ecco qualche esempio concreto per capire meglio di cosa stiamo parlando: Philadelphia e Milka La combinazione di dolce e salato vince sempre: sarà questo quello che avranno pensato i due brand quando hanno creato questo autentico guilty pleasure. Un vasetto di formaggio spalmabile al gusto di cioccolato Milka, perfetto per chi vuole lasciarsi andare a piccoli peccati di gola. Con il cibo buono, non si sbaglia mai. Red Bull e Go-pro Si sa, chi fa sport ha bisogno di energia. Certe imprese, poi, vanno immortalate. Ecco perché, l’operazione di co-branding realizzata tra i Red Bull e Go-pro ha funzionato cosi bene. Contenuti digitali, video e foto pieni di energia e vitalità: immagini perfette anche se in pieno movimento. Proprio quello che ogni sportivo ha sempre desiderato. Android Kit Kat Perché no? Si può fare co-branding anche attraverso il naming. È quello che è successo quando Google, in accordo con Nestlè ha chiamato il nuovo aggiornamento del suo sistema operativo come il noto stick di cioccolato. Anche se il noto motore di ricerca ha sempre dimostrato di amare i dolci, non aveva mai utilizzato un marchio registrato. Un accordo segreto fino all’ultimo, che la Nestlè ha siglato con l’obbiettivo di aumentare la sua brand awareness. Dite la verità, non vi è venuta già fame? Se la sete di conoscenza del mondo del marketing non si è ancora placata, continuate a seguire il nostro blog.
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Paola Palmieri 16/02/2021

Marketing di Carnevale: idee e ispirazioni
Anche se quest’anno sarà diverso dagli altri, il Carnevale, comunque, si festeggerà: sì a travestimenti e non solo per i più piccoli, a chiacchiere e brighelle e tanto tanto colore sotto forma di coriandoli e stelle filanti. Ma se le nuove regole impongono che non si possa sfilare in strada e godersi lo spettacolo dei carri con musica a ravvivar le strade, riprogrammiamo il Carnevale e vestiamolo di nuove opportunità soprattutto in termini di marketing che è quel che ci interessa. Prima però facciamo un passo indietro e partiamo dalle origini. Da dove nasce il Carnevale?  La storia del Carnevale Il termine Carnevale innanzitutto deriva dal latino “carnem levare” cioè togliere la carne e, nasce come riferimento al Martedì Grasso, ultimo giorno di abbuffate. Dopodiché, con il Mercoledì delle Ceneri, iniziava la Quaresima periodo di digiuno ed astinenza della durata di quaranta giorni.  Festa cristiana che affonda le radici in festività pagane assai antiche come i Saturnalia o le dionisiache greche durante le quali ci si abbandonava a vari scherzi e dissolutezze e l’ordine lasciava spazio al caos, per arrivare fino ai giorni nostri dove la tradizione giunge a noi immutata: a Carnevale ogni scherzo vale! Il Carnevale oggi In ogni città si fa festa e si organizzano manifestazioni legate all’evento tutto rientra in quel che si definisce marketing territoriale con un po’ di promozione in più del territorio. Il Carnevale più famoso d’Italia? Quello di Venezia che per quest’anno propone eventi in streaming non potendo contare sugli assembramenti mascherati degli scorsi anni. Strade affollate cedono il passo a quelle deserte ma la voglia di divertirsi resta. Il divertimento, tuttavia, si sposta tutto online e anche le aziende hanno dovuto rivedere i loro piani e ripensare alle loro strategie di marketing. Che ne dici di leggere qualche idea in più per trarne spunto? Parola d’ordine: creatività.  Tre idee tutte da copiare: viva viva il Carnevale 1. Newsletter accattivanti In termini di digital marketing un’azienda che, specialmente in questo periodo, è a caccia degli strumenti giusti per avvicinarsi almeno virtualmente ai clienti può proporre vantaggi e scontistiche interessanti in occasione di questa festa mascherata.  Inoltrare mail pronte a cogliere nel segno sono la strada giusta da percorrere ma attenzione a non essere banali, a trovare l’argomento interessante e l’oggetto giusto per non esser cestinati e fallire. Scovare idee creative è l’obiettivo e le newsletter rientrano perfettamente in quel che appare la strategia ideale: fa attenzione ai piccoli dettagli e lì che si nasconde il segreto del successo della tua strategia.  2.  Sconti interessanti Seconda idea di marketing di Carnevale da cogliere al volo è quella di offrire dei coupon per richiamare l’attenzione dei clienti e aumentare così le vendite. Lasciati aperte più possibilità: offri uno sconto spendibile in negozio e avrai l’occasione di fidelizzare i tuoi clienti ma visti i tempi concedi loro anche la possibilità di spenderli online e far volare il tuo e-commerce. Veniamo all’ultima idea perfetta per il Carnevale.  3. Challenge divertenti Già sperimentato in altre occasioni il contest è un modo divertente per affrontare la settimana di festeggiamenti. Quale idea migliore se non quella di lanciare una challenge in cui inviti i tuoi clienti, grandi e piccini, a scattar foto mascherati per votare il costume più bello? Lascia volare la fantasia e con essa voleranno anche gli affari. Oggi è Martedì Grasso che ne dici di dare il via ai festeggiamenti? Noi siamo pronti. Segui i nostri consigli e offri tanti vantaggi e molto divertimento in più ai tuoi clienti. Non perderti i prossimi appuntamenti del nostro blog: per te tante notizie e spunti interessanti che riguardano il mondo del marketing e non solo. Ti aspettiamo. 
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Tiziana Troisi 17/12/2020

Pull or Push?
Questo è l’antico dilemma che ci troviamo innanzi ad una porta. Per entrare o uscire, devo spingere o tirare?  Lo stesso principio possiamo applicarlo al marketing. Esistono infatti due tipi di strategie completamente opposte: il marketing push e il marketing pull. Possiamo definire la strategia push alla stregua del marketing tradizionale. Si tratta di un’azione unidirezionale in cui l’azienda spinge il prodotto verso il cliente. il pull marketing, per contro, è più orientata al cliente con il quale si instaura una relazione reciproca di scambio. I social media marketing e il content marketing ne sono un esmepio. Outbound marketing La differenza tra i due modus di vendita si basa anche sulla organizzazione del percorso di acquisto. Nel caso dell’outbound marketing (o push) la promozione del prodotto/servizio avviene per tramite di rivenditori e commerciali. L’obiettivo è accorciare le distanze tra promozione ed acquisto. Lo si può fare attraverso modalità diverse. Partiamo dalle promozioni fieristiche, al packaging accattivante passando per le promozioni, i coupon e gli sconti. Il marketing tradizionale è spesso sinonimo di marketing push. La comunicazione unidirezionale che la caratterizza favorisce i risultati immediati. Il messaggio di vendita è particolarmente aggressivo allo scopo di  creare una domanda immediata da parte dei clienti. Content marketing e inbound marketing Il pull marketing è orientato alla costruzione di una relazione. Lo scopo è quello di creare una comunità introno al marchio caratterizzata da un certo grado di fidelizzazione. Seppure questo richieda più tempo, il risultato ottenuto è nettamente più duraturo. Conosciuto anche come inbound marketing, questa strategia si inserisce laddove il suo target è già presente e svolge le sue relazioni, come i social network. Il content marketing è un altro tipo di strategia pull che utilizza il contenuto come calamita per il cliente. Si fornisce a lui la risposta ai suoi quesiti, si offre intrattenimento e, solo successivamente, verrà esplicitata l’azione di vendita. In maniera dissimulata infatti si inserirà la CTA, ovvero l’invito all’acquisto o alla prova di un prodotto/servizio.  Come mettere in campo una strategia di pull marketing? Innanzitutto attraverso il posizionamento che è basato proprio sulle ricerche del cliente. Poi con il content marketing, pensiamo al blogging o ai video, i podcast o gli ebook. Per ultimo, ma non per importanza, attraverso il social media marketing. Sicuramente questo tipo di approccio trova il suo humus nel web marketing e in tutto il mondo di internet.   Push or pull? Una cosa non esclude l’altra Non è necessario scegliere, se è questo quello che ti stai chiedendo. Le due strategie possono andare di pari passo. Non è necessario rinunciare a partecipare alle fiere oppure licenziare il proprio commerciale. Il marketing mix sei tu a deciderlo. Sicuramente conviene testare vari canali per capire quale sia il più proficuo.  Sicuramente, le pubblicità televisiva ha ancora il suo valore ma questo non deve precludere dall’avere il ricorso ad una adeguata comunicazione sui social. Se la tua azienda è una strat up il push ti permetterà di farti conoscere in maniera più immediata. Raggiungerai così un pubblico più vasto per cui si tratta, sicuramente di una buona strada per la tua brand awareness. Purtuttavia il contatto instaurato deve consolidarsi nel tempo e può farlo solo attraverso tecniche di pull marketing che colgano gli interessi dell’utente e lo coinvolgano quotidianamente. Studio del target, approfondita conoscenza del mercato di riferimento, fantasia e creatività sono alla base di un ottimo marketing mix. Riuscirai così ad interfacciarti con il tuo buyer persona e non solo per vendergli qualcosa!  
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