Facebook: ora si possono disattivare i commenti

Facebook aiuta i social media manager

Tiziana Troisi 13/04/2021 0

 

Tutti i social media manager hanno avuto almeno una volta lo stesso incubo: una pioggia di commenti. Il cellulare e il pc che quasi esplodono per le notifiche, una tempesta impossibile da controllare. Già, perché se a chi non ci lavora dall’interno quello sui social può sembrare un lavoro semplice e rilassante, ci tocca sfatare questo mito. Lavorare con i social, fare il social media manager, soprattutto se si tratta di grandi aziende, non è facile per niente.

E non per la quantità di post da scrivere o la mancanza di idee, no. La cosa più difficile che un SMM deve fare è controllare i commenti. Lo sappiamo, i social di questi tempi sono molto più frequentati rispetto a prima. Spesso basta un post a scatenare commenti pieni di livore e litigate difficili da gestire. Poi ci sono i troll: quelle persone che si divertono a ridicolizzare e disturbare le conversazioni online, che si tratti di post sui social, sui forum o in qualsiasi luogo della rete.

Social media triage: come risolvere le crisi da commento sui social

Neutralizzare il lato negativo della conversazione online è importantissimo per i brand che vogliono conquistare nuovi clienti. Per questo è fondamentale sviluppare un’ottima strategia di social media triage: di cosa stiamo parlando? Ve lo spieghiamo subito: è definita social media triage la strategia di gestione delle crisi sui social, spesso causate da commenti negativi. Una guida di social media triage è ormai parte fondamentale di ogni piano di comunicazione. Le regole cambiano da azienda ad azienda, ma ecco qualche consiglio generale da poter seguire:

Rispondere sempre: una reazione composta darà modo a chi legge di capire quanto l’azienda tiene ai propri clienti

Provare a mantenere sempre un tone of voice professionale e coerente con quello aziendale: se si ha a che fare con troll o clienti poco educati, non scendete ai loro livelli. Cercate di rispondere con cortesia mantenendo un tono coerente con quello aziendale.

Non rispondere ai troll: se nonostante il vostro riscontro c’è qualcuno che continua ad utilizzare toni ironici e provocatori, cercate di ignorarlo. Dandogli corda, fareste solo il suo gioco.

Aggiornamento Facebook per utenti e pagine: ecco le novità dal 31 Marzo in poi

Tranquilli, cari SMM: qualcuno è venuto in vostro soccorso. Dallo scorso 31 Marzo, su Facebook è possibile, per utenti e pagine, disattivare i commenti indesiderati. Una funzione utilissima, che aiuta a tenere sotto controllo l’umore dei canali social ma anche e soprattutto quello di un SMM. Ecco come funziona il controllo dei commenti: se prima l’intervento sui commenti era disponibile solo a posteriori, cioè dopo la pubblicazione, ora le possibilità sono aumentate: si può decidere a chi bloccare la possibilità di commentare prima che un post venga pubblicato: in caso di post pubblici, per esempio, si può limitare la possibilità di commentare ai soli seguaci della pagina, evitando la pioggia di commenti in caso di condivisione.

Potete decidere che a poter commentare siano anche le persone taggate, o solo quelle che hanno interagito con il post attraverso reazioni e visualizzazioni. Se la situazione dovesse degenerare (succede spesso che sotto a post di personaggi famosi), potete disattivare i commenti a tutti.

Le novità non sono finite: se prima a decidere cosa potessimo visualizzare sul feed era l’algoritmo (sconosciuto ed impossibile da arginare), ora le cose cambiano: possiamo decidere di vedere sul nostro feed i post dei nostri contatti preferiti ma non solo: sarà possibile vedere i post in ordine di pubblicazione, partendo dal più recente.

E le novità non finiscono qui: volete sapere come mai un post appare sul vostro newsfeed? Da oggi si può: basterà cliccare sul tasto “perché vedo questo” se disponibile e il colosso dei social vi darà una risposta.

Da quando sarà disponibile questo nuovo aggiornamento? Secondo quanto dichiarato, l’aggiornamento sarà disponibile a tutti gli utenti e pagine entro due settimane dal rilascio.

Se siete ancora a caccia di novità che vi semplifichino la vita, continuate a seguire il nostro blog!

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Gabriella Avallone 14/06/2021

Le Fake News che hanno fatto la storia
L’informazione ha un ruolo importantissimo, ora più che mai. Tramite internet siamo liberi di leggere e seguire le pagine che riteniamo valide ma spesso capita di incappare in qualche notizia falsa.   Dopo il periodo che abbiamo passato, vorremo certamente saperne di più, essere informati su tutto da ciò che accade nel mondo, conoscere a fondo persino ogni singolo dettaglio del prodotto che intendiamo acquistare.   Detto questo indubbiamente nessuno di noi vuole cadere in un blog di fake news. Tra i gossip dei personaggi più celebri fino ai drop di sneakers limited edition a prezzi stracciati, bisogna fare attenzione ed osservare sempre la fonte del messaggio.   Non siamo di certo gli unici ad essere a rischio fake news. Ebbene si, è una pratica che purtroppo trovava il suo spazio anche all’epoca. Vediamo quali sono state le Fake News che circolavano anche senza l’ausilio dei social.   Le fake news che hanno fatto la storia   La finta morte di Napoleone: Facendo un passo indietro, più precisamente al 1814, una sconvolgente notizia arrivò a Londra: Napoleone è morto, ucciso dai cosacchi. Messa in scena da un gruppo di “furbi” per guadagnare sui titoli di vendita governativi, siccome anche in mancanza di conferme ufficiali, la notizia diede un gran scossone alla Borsa.   La colpa ricadde anche su un politico e finanziare del tempo Sir Thomas Cochrane, il quale pur dichiarandosi innocente alla truffa fu condannato con l’aiuto di oppositori politici che approfittarono dell’accaduto per liberarsene.   La bufala della Luna: Andando avanti nel tempo, ovvero nel 1835, iniziarono a circolare articoli che descrivevano senza tralasciare alcun dettaglio il paesaggio della Luna. Un posto paradisiaco ed incontaminato, popolato da animali di ogni specie, compresi unicorni e uomini alati.   A testimoniare il tutto il dott. Andrew Grant, un astronomo noto per essere l’assistente di John Herschel, figlio dell’illustre William Herschel che scoprì Urano. La sua firma era leggibile sotto le pagine del New York Sun, dove venivano narrate le sue incredibili scoperte attraverso un potente telescopio. Peccato che solo anni dopo la gente si convinse del fatto che John Herschel fosse totalmente all’oscuro di questa vicenda e che chiaramente si trattasse di una bufala passata alla storia come “La grande Bufala della Luna” condotta da Richard Adams Locke, reporter che avrebbe cercato in questo modo di aumentare la tiratura del giornale presso cui lavorava.   Da questa vicenda si è capito poi che Andrew Grant non è mai esistito ma ad ogni modo grazie a questa vicenda, sono state rinvenute illustrazioni e storie fantastiche ad opera degli artisti del tempo.   Fake news a scopo politico: Girava voce del piano segreto degli ebrei di “impossessarsi di tutte le ricchezze del mondo”, un piano smascherato nel 1921 attraverso un’inchiesta del Times. Il testo comparve per la priva volta nel 1903 sul “Centurie nere” da un gruppo della destra ultranazionalista vicina alla polizia segreta russa. Lo scritto è stato spacciato come il verbale di una riunione tra i capi dell’ebraismo che si impegnavo a stilare il piano di dominio mondiale diviso in 24 protocolli. Il testo era intitolato “ I Savi di Sion” rappresenta una delle più antiche opere di letteratura complottista.   Diffuso probabilmente ad opera della polizia segreta zarista, che forse prese spunto da un antico scritto contro Napoleone III, il tutto rivisto in chiave antisemita.   Una fake news basata sull’inganno che diede un grande aiuto alla propaganda fascista per diffondere l’idea antisemita riuscendo quindi persino a sovvertire i valori di una società.   Fake News Involontaria: È il 30 ottobre 1938 negli stati uniti e tramite una trasmissione radiofonica “Mercury the Air” della CBS si raccontano sceneggiati tratti da celebri romanzi. Quella volta toccò al romanzo di fantascienza War of the Worlds di Hebert George Wells che venne simulato da Orson Wells in un notiziario speciale in modo così realistico che gli altri programmi del palinsesto si interruppero per divulgare aggiornamenti sull’atterraggio di astronavi aliene a Grovers Mill in New Jersey.   Il popolo statunitense andò nel panico ma questa fake news portò un grande ritorno pubblicitario al romanzo e Wells, a tal punto che gli venne offerto un contratto per la realizzazione di tre film sul grande schermo di Hollywood.   Fake news in campagna elettorale: Tra le bufala più recenti, quella che mise in discussione il luogo di nascita di Barack Obama. “Obama non è nato negli Stati Uniti” uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale di Trump che presumeva che Obama fosse nato in Kenia e naturalmente questo avrebbe ostacolato la sua posizione legittima di presidente degli Stati Uniti.   Illazioni che offrirono un buon dibattito anche sui social, dove non tardarono a girare campagne virali riguardanti la fake news.   A quanto pare le fake news nascono dalla necessità di distorcere la realtà per un proprio tornaconto, che sia per pubblicità, politica o anche solo per intrattenimento. Tra quelle all’ordine del giorno potrei citarne alcune riguardanti il Covid-19, come le persone che credono sia stato creato in laboratorio oppure che ci sia qualche collegamento tra il 5G ed i vaccini o qualche altra strana idea complottista ma immagino che di quelle avete già le bacheche piene.   Abbiamo visto quanto può essere rischioso dar adito a Fake News, quindi non caschiamoci ancora!  
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Gabriella Avallone 22/12/2020

Christmas e marketing: strategie e branding
Mancano ormai pochi giorni al Natale! Sicuramente in molti sono alla ricerca di regali per amici e parenti e questo non fa altro che agevolare gli e-commerce che statisticamente registrano picchi di visite e vendite in questo periodo. Le vendite online quest’anno registreranno numeri ancora più elevati per via delle restrizioni per raggiungere i negozi fisici a causa del Covid19. A maggior ragione conviene studiare la strategia adatta a conquistare nuovi utenti e sbaragliare la concorrenza. Molti non se ne rendono conto, eppure a dar vita all’atmosfera natalizia sono anche i brand, mostrandoci l’importanza del packaging, degli spot dedicati, dei suoni, gli odori e le immagini emozionali. Proprio così, a Natale non cambiano i prodotti ma il loro involucro si. Vediamo allora quali sono le strategie adoperate dai brand in occasione dell’arrivo del Natale.   Le strategie dei brand in occasione dell'arrivo del Natale:   Packaging e Causa Benefica: -       Molti brand, come Coca-Cola utilizzano due strategie sotto le festività, quella del packaging e la causa benefica. Tutti ricorderanno la pubblicità del 1931 quando a bere Coca-Cola era una moderna visione di Santa Claus. Da lì in poi il packaging è sempre cambiato anno dopo anno per dar vita a nuove emozioni, come nel 2014 l’edizione limitata con i fiocchi di neve.   Con la campagna Coca-Cola “Condividi la magia del Natale” per sostenere il banco alimentare, il brand si muove verso il sociale. Una mossa che ha registrato anche la crescita della reputazione del brand. Numerosi studi hanno infatti dimostrato che l’85% dei consumatori sostengono prodotti che si adoperano per cause benefiche.   Evocare nostalgia: -       Un’altra strategia da sempre utilizzata in molti spot pubblicitari ha una funzione emozionale e fortemente empatica. Si pensi allo spot Sky che riportò sullo schermo E.T l’extra-terrestre che ricontrava l’amico Elliott, una scena che a qualsiasi persona fa provare la nostalgia dell’essere bambino. I rimandi ai ricordi d’infanzia sono infatti molto frequenti, a dimostrarlo anche Google, che per promuovere il Google Assistant nel 2018 ha utilizzato uno spot con il Kevin, ormai assai più cresciuto, di “Mamma ho perso l’aereo”.   Pop-up store: -       Altra strategia frequente è il temporary store in particolar modo in occasione delle festività o del black friday. Spesso a farlo è Amazon con un pop-up store nelle piazze più rinomate d’Italia per presentare i prodotti di tendenza.   Packaging natalizio: -       Anche il brand Ferrero, oltre ad adottare un packaging natalizio, introduce alla gamma di prodotti una linea esclusiva dedicata alla festività, come i calendari dell’avvento con sorprese e cioccolato a forma di pupazzo di neve o di Babbo Natale.     Calendario dell’avvento con i prodotti di linea: -       Similmente ai brand di dolciumi, anche le aziende cosmetiche lanciano per l’occasione i calendari dell’avvento con make-up ed accessori dedicati alla cura della persona nei giorni delle festività fino a Capodanno.   Grandi allestimenti in grandi città: -       Per ricordare una delle più apprezzate strategie quella di Swarovski. che per tutto il periodo Natalizio firma e decora l’albero di dodici metri in Galleria Vittorio Emanuele di Milano. Fonte di attrazione ormai per milioni di visitatori ogni anno.   Promozioni e sconti: -       Numerose catene di supermercati come Esselunga, Conad utilizzano la conosciuta ma sempre efficace strategia dei volantini che annuncia le promozioni dedicate, omaggi e sconti attraenti attraverso la card che fidelizza i consumatori.   Hit natalizie: -       Oltre la strategia dei brand anche il settore musicale si riposiziona ogni anno con un nuovo album dedicato al Natale. Anche i grandi classici tornano ad essere le hit più ascoltate del momento sbaragliando la concorrenza in classifica.   Sponsorizzazioni tramite film e influencer: -       Nel settore luxury, come quello che vede protagonista tra le tante cose lo Champagne, le strategie possono essere diverse, spesso per ottenere visibilità, si promuove il prodotto attraverso la sponsorizzazione di film natalizi o l’aiuto di personaggi famosi che mostrano l’etichetta mentre stappano per brindare al nuovo anno.   Nel tempo ci siamo assuefatti a queste strategie di marketing tanto da non farci nemmeno più caso ma sebbene molte delle quali non vengano oggi considerate originali, continuano ad accrescere il fatturato aziendale e, oltre a portare ad un notevole incremento economico, contribuiscono ad accrescere la brand reputation e il buz.   Qual è la strategia che ti colpisce di più ogni anno? Scrivilo nei commenti.
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Tiziana Troisi 09/05/2022

Twitter acquistato da Elon Musk: un nuovo futuro per il social?
44 miliardi di dollari. Una cifra che farebbe girare la testa a qualsiasi comune mortale, ma non a lui. Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, colui che possiede una delle case automobilistiche più costose e tecnologiche al mondo, ha comprato Twitter. Il famoso social con l’uccellino è stato acquistato dopo una lunga trattativa che ha visto la compartecipazione economica di Tesla e del patrimonio personale del ricchissimo magnate. Ma per quale motivo Twitter ha avuto bisogno di questo salvataggio in extremis? Twitter: un po’ di storia Twitter nasce nel 2006 da un’idea di Jack Dosey. La sua funzione principale doveva essere quella di un’app di messaggistica. Nel 2007, però, dopo la presentazione dell’idea durante una conferenza, la piattaforma esplode. È il 2007 e l’uccellino azzurro diventa il luogo preferito da milioni di utenti. 140 caratteri iniziali, tutti amavano quel modo di esprimersi veloce e diretto. Su Twitter attraverso un semplice commento si può arrivare ad una discussione lunghissima ed articolata. Con il tempo, Twitter è diventato il luogo perfetto dove vip, giornalisti e enti rilasciavano le loro dichiarazioni. Twitter è diventato il social più importante per catturare la politica e le notizie del momento. La maggior parte dei dibattiti politici di quel periodo si sono consumati, nel bene e nel male, su quella piattaforma. È importante capire, però, che nel frattempo si facevano strada nuovi modi di comunicare che le nuove generazioni preferivano. Già su Facebook, per esempio, era possibile esprimere pensieri più lunghi ed articolati. Per fronteggiare questa concorrenza Twitter decide di aumentare il numero di caratteri possibili per ogni tweet, passando da 140 a 180 caratteri, ma non bastò. La mancanza di investimenti pubblicitari che dessero di fatto nuova vita ad una piattaforma ormai in declino, fu il colpo finale per Twitter.  Era il 2016 quando proprio dalla stessa piattaforma si diffuse l’hashtag #TwitterStaMorendo. Quell’anno, infatti, la piattaforma contò un’utenza attiva di appena il 10% rispetto all’anno precedente. Ogni tentativo di avvicinare i contenuti di Twitter a quelli di altri social è stato vano. Non è bastato allungare il numero di caratteri dei post, non è bastato introdurre la possibilità di fare dirette. Per non morire, l’uccellino blu aveva bisogno di nuova linfa, di una rivoluzione e di qualcuno che credesse nel suo potenziale. Ed è proprio quello che Musk ha cercato di fare con questo nuovo acquisto. Nessuno avrebbe mai immaginato che Musk investisse nei social, eppure, è successo. Twitter: la rivoluzione di Elon Musk In cosa consisterà, di fatto, la rivoluzione di Elon Musk per Twitter? I rumors sono tanti, vediamo insieme quali sono quelli più succulenti. Twitter potrebbe diventare a pagamento per alcuni utenti: la prima cosa da fare quando si rileva un’azienda in potente perdita economica è cercare di risollevare le sue finanze. Forse è proprio questo l’obiettivo dietro l’idea di voler rendere Twitter a pagamento. Non disperate, non sarà così per tutti: il pagamento di una fee sarà previsto solo per gli account istituzionali che vogliano continuare a utilizzare la piattaforma per le loro comunicazioni ufficiali. Servizi in abbonamento: per chi volesse ottenere servizi aggiuntivi, come la possibilità di poter introdurre banner pubblicitari all’interno del proprio account, ci sarà possibilità di pagare un abbonamento mensile che includa tutti questi servizi. Non solo: a chi vorrà aderire sarà offerta la possibilità del pagamento in crypto valute.  Un’altra grande rivoluzione, forse la più importante dal punto di vista del marketing, è sicuramente rappresentata dall’idea di rendere l’algoritmo di funzionamento della piattaforma completamente open-source. Cosa significa? Significa che tutti gli interessati potranno analizzare personalmente l’algoritmo per studiare ed analizzare al meglio il funzionamento intrinseco della piattaforma. Cosa occorre perché un post diventi virale? Quali sono i tipi di post premiati dall’algoritmo? Potendolo finalmente analizzare, si potrà dare una risposta chiara ed esaustiva alle domande che assillano quasi quotidianamente la vita di un content creator.  Twitter: tra algoritimi e innovazione Da anni chi lavora con i social lamenta quanto i continui cambiamenti a livello di algoritmo rendano incostante la copertura dei post e quindi il rendimento delle campagne stesse. Magari, l’idea di Musk potrebbe fare da apripista ad un nuovo concetto di social, dove non sono le persone ad essere schiave di un algoritmo, ma il contrario. Magari potrebbe essere l’algoritmo a servire le persone. Non ci resta che aspettare e vedere quali saranno le novità che il futuro social è pronto a riservarci. E tu usi Twitter? Faccelo sapere nei commenti!
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