Christmas e marketing: strategie e branding

Ecco le strategie di marketing più utilizzate dai brand in occasione dell'arrivo del Natale

Gabriella Avallone 22/12/2020 0

Mancano ormai pochi giorni al Natale! Sicuramente in molti sono alla ricerca di regali per amici e parenti e questo non fa altro che agevolare gli e-commerce che statisticamente registrano picchi di visite e vendite in questo periodo. Le vendite online quest’anno registreranno numeri ancora più elevati per via delle restrizioni per raggiungere i negozi fisici a causa del Covid19. A maggior ragione conviene studiare la strategia adatta a conquistare nuovi utenti e sbaragliare la concorrenza.

Molti non se ne rendono conto, eppure a dar vita all’atmosfera natalizia sono anche i brand, mostrandoci l’importanza del packaging, degli spot dedicati, dei suoni, gli odori e le immagini emozionali.

Proprio così, a Natale non cambiano i prodotti ma il loro involucro si. Vediamo allora quali sono le strategie adoperate dai brand in occasione dell’arrivo del Natale.

 

Le strategie dei brand in occasione dell'arrivo del Natale:

 

Packaging e Causa Benefica:

-       Molti brand, come Coca-Cola utilizzano due strategie sotto le festività, quella del packaging e la causa benefica. Tutti ricorderanno la pubblicità del 1931 quando a bere Coca-Cola era una moderna visione di Santa Claus. Da lì in poi il packaging è sempre cambiato anno dopo anno per dar vita a nuove emozioni, come nel 2014 l’edizione limitata con i fiocchi di neve.

 

Con la campagna Coca-Cola “Condividi la magia del Natale” per sostenere il banco alimentare, il brand si muove verso il sociale. Una mossa che ha registrato anche la crescita della reputazione del brand. Numerosi studi hanno infatti dimostrato che l’85% dei consumatori sostengono prodotti che si adoperano per cause benefiche.

 

Evocare nostalgia:

-       Un’altra strategia da sempre utilizzata in molti spot pubblicitari ha una funzione emozionale e fortemente empatica. Si pensi allo spot Sky che riportò sullo schermo E.T l’extra-terrestre che ricontrava l’amico Elliott, una scena che a qualsiasi persona fa provare la nostalgia dell’essere bambino. I rimandi ai ricordi d’infanzia sono infatti molto frequenti, a dimostrarlo anche Google, che per promuovere il Google Assistant nel 2018 ha utilizzato uno spot con il Kevin, ormai assai più cresciuto, di “Mamma ho perso l’aereo”.

 

Pop-up store:

-       Altra strategia frequente è il temporary store in particolar modo in occasione delle festività o del black friday. Spesso a farlo è Amazon con un pop-up store nelle piazze più rinomate d’Italia per presentare i prodotti di tendenza.

 

Packaging natalizio:

-       Anche il brand Ferrero, oltre ad adottare un packaging natalizio, introduce alla gamma di prodotti una linea esclusiva dedicata alla festività, come i calendari dell’avvento con sorprese e cioccolato a forma di pupazzo di neve o di Babbo Natale.  

 

Calendario dell’avvento con i prodotti di linea:

-       Similmente ai brand di dolciumi, anche le aziende cosmetiche lanciano per l’occasione i calendari dell’avvento con make-up ed accessori dedicati alla cura della persona nei giorni delle festività fino a Capodanno.

 

Grandi allestimenti in grandi città:

-       Per ricordare una delle più apprezzate strategie quella di Swarovski. che per tutto il periodo Natalizio firma e decora l’albero di dodici metri in Galleria Vittorio Emanuele di Milano. Fonte di attrazione ormai per milioni di visitatori ogni anno.

 

Promozioni e sconti:

-       Numerose catene di supermercati come Esselunga, Conad utilizzano la conosciuta ma sempre efficace strategia dei volantini che annuncia le promozioni dedicate, omaggi e sconti attraenti attraverso la card che fidelizza i consumatori.

 

Hit natalizie:

-       Oltre la strategia dei brand anche il settore musicale si riposiziona ogni anno con un nuovo album dedicato al Natale. Anche i grandi classici tornano ad essere le hit più ascoltate del momento sbaragliando la concorrenza in classifica.

 

Sponsorizzazioni tramite film e influencer:

-       Nel settore luxury, come quello che vede protagonista tra le tante cose lo Champagne, le strategie possono essere diverse, spesso per ottenere visibilità, si promuove il prodotto attraverso la sponsorizzazione di film natalizi o l’aiuto di personaggi famosi che mostrano l’etichetta mentre stappano per brindare al nuovo anno.

 

Nel tempo ci siamo assuefatti a queste strategie di marketing tanto da non farci nemmeno più caso ma sebbene molte delle quali non vengano oggi considerate originali, continuano ad accrescere il fatturato aziendale e, oltre a portare ad un notevole incremento economico, contribuiscono ad accrescere la brand reputation e il buz.

 

Qual è la strategia che ti colpisce di più ogni anno? Scrivilo nei commenti.

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Gabriella Avallone 07/02/2022

Le pubblicità di Sanremo 2022
La Settantaduesima edizione del Festival di Sanremo si è conclusa ma vediamo dal punto di vista di Marketing e Pubblicità cosa ha significato. L’appuntamento del Festival della canzone italiana è da sempre riconosciuto come uno degli eventi mediatici più rilevanti in Italia, tanto è vero che più volte è stato definito come il “Super Bowl” italiano. Si pensi che durante la trasmissione il picco di audience può salire a livelli inaspettati, come si registra quest’anno, pare infatti che a differenza degli ultimi anni, il Festival abbia riscontrato ancora più successo. Proprio perché considerato uno dei più grandi eventi televisivi in Italia, il Festival di Sanremo è  anche un importante vetrina promozionale. Sole cinque ore di diretta TV al giorno per cinque giorni rendono gli spot che vanno in onda durante il programma i più visti dell’anno. Gli spot pubblicitari di Sanremo 2022 Un’analisi svolta da Wired, grazie all’utilizzo dei dati forniti da Rai Pubblicità, concessionaria di pubblicità per la televisione pubblica, presenta anche le tariffe richieste dalla stessa Rai per poter acquistare uno spazio pubblicitario durante il Festival. Il costo ovviamente variava in base all’orario e al giorno e soprattutto in base alla durata e alla posizione privilegiata rispetto agli altri.   Iniziamo col dire che esistono diversi tipi di Spot pubblicitari: Il Fuori Break: ovvero il primo spot che mostrano ai telespettatori in seguito all’annuncio da parte del presentatore che da la pubblicità. Può anche indicare l’ultimo prima della ripresa delle trasmissioni; Bumper di rete: è lo spot che segue ed è rappresentato dal classico logo Rai; Introbreak: va in onda ancora in seguito al bumper di rete ma prima dell’ultimo e mediamente rappresenta il più costoso.   Ma passiamo ai prezzi: Il “billboard” ovvero il momento in cui si può ascoltare la formula “questo programma è stato presentato da” viene venduto alle aziende a poco meno di €27mila; Le telepromozioni rappresentano spot di durata variabile dai 45 secondi al minuto ed il costo ammonta circa ben €406mila;   Generalmente il costo più alto delle pubblicità si riferisce agli orari di sabato dalle 22:05 alle 23:05. L’AD di Rai, Gian Paolo Travaglia ha affermato che gli spazi disponibili per quest’anno erano tutti sold out, ci sono quindi tutti i presupposti per pensare che gli incassi abbiano superato i 38milioni con una media di quasi 8 milioni e mezzo di audience tra cui i più giovani. Sanremo e Pubblicità Sicuramente il “ringiovanimento” del pubblico è stato possibile grazie agli artisti giovani e più seguiti anche dal web e dalla possibilità di visionare il festival anche dalle piattaforme streaming. Lo share registrato comprende una fascia d’età che va da 15-19 e i 20-24 anni anche grazie alle pubblicità che andavano in onda sulle piattaforme come: Netflix: ha proposto uno spot nel quale i personaggi più amati delle serie tv cantano Never Ending Story, colonna sonora del film La Storia Infinita e della serie tv Stranger Things.   Amazon Prime Video: ha scelto uno spot simile facendo cantare e reinterpretare la versione storica di “Nel blu dipinto di blu” da alcuni dei volti più noti del mondo dello spettacolo italiano, da Mara Maionchi, Carlo Verdone, Fedez molti comici e persino chef come Carlo Cracco.   Spotify: ha pubblicizzato in piattaforma la playlist del podcast di Sanremo 2022, il primo podcast originale di Spotify in Italia, tutto presentato tramite un contenuto più visual che cita i punti più salienti della serata.   Non si è di certo trattato di un’audience proveniente esclusivamente dalla TV, perché il Festival è stato riconosciuto come uno degli eventi più seguiti anche dal mondo social. Le interazioni generate nella settimana di Sanremo ammontano a 66.675 persone che hanno interagito tramite Facebook, 1.022.000 tweet, 106k di Post su Instagram, 598,7 milioni di visualizzazioni su Tik Tok, 2.5k video su Youtube e 429.697 like alla playlist di Sanremo su Spotify, rispetto ai 30.2 milioni del 2021. Ma non tutti i tentativi di raccogliere consensi e visibilità sono necessariamente a pagamento, questa settimana infatti ha fornito un’opportunità per le aziende di attirare utenti attraverso il Real Time Marketing tramite social commentando insieme il Festival.  
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Tiziana Troisi 04/02/2021

Telegram: 3 consigli per il marketing
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Tiziana Troisi 21/12/2021

Marketing sociale: quando fare pubblicità fa del bene
Chi entra ora nel mondo del marketing, soprattutto in quello digitale, potrà essere portato a pensare che quella del marketing sia tutta una questione di numeri, metriche e risultati. Possiamo assicurarti che invece, la realtà è completamente diversa. Da sempre, e soprattutto adesso, il marketing è una disciplina che agisce prima di tutto sulla mente dei consumatori. Anche se non sembra, il marketing ha molto in comune con la psicologia cognitiva e comportamentale: se ci pensi bene, molte delle scelte effettuate nel momento del lancio di un nuovo prodotto, hanno a che fare con la psicologia e la cognizione: la scelta del packaging e dei colori del prodotto, tutto è scelto in modo da stimolare la mente del consumatore e spingerla all’acquisto. Cos’è il marketing sociale Il marketing quindi, può agire in maniera positiva o negativa sui comportamenti delle persone. Partendo da questa asserzione, è nato il marketing sociale. Anche se forse non ne conoscevi la precisa definizione, questa disciplina esiste già da anni. Il marketing sociale è quella branca del marketing tradizionale che si pone l’obbiettivo di modificare le abitudini e i comportamenti scorretti del pubblico a cui la campagna è rivolta. Sono un lampante esempio di marketing sociale le cosiddette pubblicità progresso che vediamo spesso in tv: si tratta spesso di brevi spot pubblicitari che invogliano i spettatori a smettere di avere comportamenti nocivi o sensibilizzano su determinati argomenti. Ad affidarsi al marketing sociale sono per esempio le ong, le associazioni benefiche, che devono catturare l’attenzione del pubblico per ricevere donazioni per la propria causa. È un fortissimo esempio di marketing sociale, per esempio, anche l’attivismo di Greta Thumberg: la giovane si è infatti fatta strumento di una propaganda in favore della sostenibilità. Il suo atteggiamento incarna in pieno quelli che sono i dettami del marketing sociale: costruire una comunicazione che spinga gli ascoltatori ad abbandonare le abitudini nocive per l’ambiente in favore di comportamenti decisamente più green. Corporate social responsibility Spesso anche le aziende si servono delle tecniche proprie del marketing sociale: lo fanno quando devono formare nuovi dipendenti, ma il momento in cui un’azienda utilizza maggiormente il marketing sociale è sicuramente quando deve cercare di rendere chiara la sua corporate social resposibility. Non sai di cosa stiamo parlando? Te lo spieghiamo subito: oggi, le aziende, non possono e non devono semplicemente vendere un prodotto. Devono trasmettere messaggi chiari e soprattutto avere un comportamento etico su molti fronti. Oggi i clienti guardano molto all’aspetto etico di un brand prima di acquistare un determinato prodotto: un’azienda che vuole davvero essere competitiva sul mercato deve fare attenzione a tante cose fino a pochi anni fa trascurate: prodotti naturali, riciclo, sostenibilità, sostegno ad associazioni benefiche. Per dimostrare di avere a cuore la propria responsabilità sociale, le aziende devono dedicare a queste tematiche campagne pubblicitarie ad hoc per informare i clienti di eventuali iniziative in tal senso. Per essere davvero coerente il brand deve oltre che informare spronare clienti e dipendenti a mettere in atto comportamenti etici. È in questa fase che i brand fanno ricorso al marketing sociale. Marketing puro vs marketing sociale Ora che ti abbiamo spiegato di che tipo di marketing si tratta, ci sembra doveroso fare alcune precisazioni. Pur trattandosi di marketing in entrambi i casi, tra il marketing sociale e quello puro ci sono delle sostanziali differenze, soprattutto in termini di risultati. Il marketing puro è una disciplina irrimediabilmente legata alla matematica, che vive di metriche e misurazioni empiriche. I risultati di una campagna di marketing puro sono sempre misurabili, e sono il modo per valutare il successo o l’insuccesso di una campagna. Nel caso di una campagna di marketing sociale, le cose sono leggermente più complicate: come abbiamo detto, il marketing sociale non riguarda la vendita di prodotti ma la promozione e lo sprono verso l’adozione di comportamenti eticamente pregevoli. Si può trattare dello smettere di fumare, dell’aiutare chi ne ha bisogno, del bere responsabilmente, del guidare con prudenza. Capirai che trattandosi di modifiche del comportamento da parte di singoli individui, capirai che misurare i risultati sarà più complicato. In secondo luogo, trattandosi di argomenti piuttosto delicati, realizzare una campagna di marketing sociale richiede molto più tempo e attenzione. Quali sono le campagne che ti sono piaciute di più? Diccelo nei commenti
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