Mission e vision, le basi del marketing

Obiettivi e valori di un brand

Tiziana Troisi 01/07/2021 0

Immagina di essere ad un appuntamento galante: vorresti sapere tutto della persona che hai davanti. Come vive, cosa pensa, quali sono i suoi progetti futuri, i suoi valori. Vorresti farle tantissime domande, per capire se la vostra visione delle cose coincide almeno un po’. Ma come fare? Per non risultare troppo invadenti, queste domande non vanno poste mai in maniera diretta: meglio rompere il ghiaccio parlando prima del più e del meno, giusto?

Questo discorso non si può di certo fare quando si tratta di un’azienda: quando il cliente acquista da un nuovo brand, la prima cosa che fa è cercare informazioni sull’azienda. I clienti di oggi sono smart e vogliono assolutamente sapere con chi hanno a che fare, prima di un acquisto.

A differenza della situazione descritta sopra, quello tra un’azienda e un cliente non è mai uno scambio equo: non esiste botta e risposta, né seconde possibilità. È meglio sapere tutto, e subito.

Ci sono tanti modi, oggi, per conoscere un’azienda: si possono monitorare i post sui social, si possono fare ricerche in rete per pareri e recensioni sui prodotti. Se invece non hai tanta voglia di fare ricerche, c’è qualcosa di molto più veloce a cui dare uno sguardo per capire se il brand che stai per comprare è davvero adatto a te e rispecchia il tuo modo di pensare.

Ogni azienda che voglia davvero voglia di farsi conoscere e di sfondare nel proprio campo, deve avere chiare diverse cose:

  1. il mercato in cui si inserisce
  2. il motivo per cui è nata
  3. gli obbiettivi che si prefigge (sia a medio che a lungo termine)

Questi tre aspetti, vanno prima di tutto chiariti all’interno dell’azienda, ma poi vanno resi semplici e chiari per farli comprendere anche al cliente che non conosce il brand.

Mission: capire chi sono i brand attraverso valori condivisi

Come fa un’azienda a rendere chiaro il suo insieme di valori a tutti quelli che la incontrano per la prima volta? Semplice: scrivendo una mission e una vision chiare e coincise.

Se è la prima volta che ti approcci al mondo del marketing, questi termini per te saranno nuovi. Mission e vision sono le due dichiarazioni che ogni azienda deve fare per confermare la sua presenza sul mercato a clienti e competitors.

Analizziamole meglio insieme:

Nella mission l’azienda si presenta al pubblico, come in una conferenza stampa. Deve chiarire , attraverso una breve dichiarazione, di solito pubblicata nella sezione informativa del proprio sito:

  • Chi è
  • Quando e nata
  • Cosa offre
  • Perché lo offre
  • Cosa la rende diversa dai competitor

Qual è il suo obbiettivo più grande, ragionando a lungo termine (per esempio quello di Disney è: rendere felici le persone.

La mission è da vedere come una vera e propria presentazione, una condivisione di valori che non solo aiuta la brand awareness, ma facilità anche la coesione e la condivisione e l’orgoglio di appartenenza propri dei lavoratori dell’azienda stessa: lavorare per un’azienda di cui si condividono i valori sarà sempre più stimolante e appagante.

Vision: e tu, cosa vuoi fare da grande?

Passiamo adesso alla Vision: la parte più importante delle dichiarazioni aziendali. La vision equivale,di fatto, ad una vera e propria dichiarazione d’intenti: in  quelle poche righe l’azienda deve dichiarare quali sono gli obbiettivi futuri che si prefigge, ma quelle, non devono essere parole buttate al vento: la vision, cosi come la mission, deve essere: chiara, realistica e condivisa.

Ogni azienda deve rendere chiari a sé stessa e ai propri clienti:

L’ambiente in cui opera

Gli obbiettivi futuri

Lo scenario in cui spera di operare in futuro.

Il secondo punto, quello riguardante gli obbiettivi, è forse il più importante in ogni Vision: una vision che sia concreta e chiara deve aver al suo interno obbiettivi che siano realistici e concretamente realizzabili. Non solo: una vera vision deve chiarire entro quanto tempo l’azienda vuole raggiungere quell’obbiettivo.

Insomma, in un mondo fatto di sogni e speranze verso un futuro quanto mai incerto, per i brand, la parola chiave è concretezza. Non solo: ogni brand deve rendere chiaro come vede la sua azienda tra qualche anno, come vuole che il brand cresca e si evolva.

Hai presente quando appena finito un colloquio ti chiedono “chi sei ora? Come ti vedi tra 10 anni? Ecco: tu non lo sai, ma quella è una domanda fondamentale.  Quindi, fa come i brand: rendi chiara mission e vision, e la vita sarà più facile.

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Gabriella Avallone 17/02/2021

Brand Reputation, non ne abbiamo mai abbastanza
Sempre più importante per un’azienda è la sua reputazione, ovvero cosa pensano le persone di un brand.   Attraverso attività di public relations e marketing strategico si cerca sempre di alimentare la cosiddetta: “Brand Awareness”, che altro non è che il grado di conoscenza della marca da parte del pubblico. Essa si esprime attraverso la percentuale dei consumatori in target che ricorda la marca senza alcun bisogno di uno stimolo verbale o visivo (ricordo spontaneo), ma anche di quelli che lo fanno dopo averlo ricevuto (ricordo aiutato). Difatti la notorietà di una marca non è sempre spontanea, il più delle volte va “sollecitata” attraverso stimoli esterni e messaggi.   Che cos’è la Brand Reputation:   È l’insieme delle percezioni, valutazioni e aspettative che le persone hanno nei confronti di un determinato brand. La Brand Reputation è dovuta ad una serie di fattori come comportamenti ed iniziative, la storia e la comunicazione.   Nell’era digitale ha acquisito ancora più importanza proprio perché ogni azienda deve tenere a mente i valori nei quali si rispecchia, soprattutto quando comunica online, perché si ha meno controllo di quello che può essere associato al proprio brand. Avere una personalità forte invece aiuta a farsi conoscere, non solo dai potenziali clienti ma anche di tutti coloro che lavorano a stretto contatto con l’azienda stessa come gli stakeholder, dipendenti, fornitori ed altre aziende.   Poniamo ad esempio che tutti parlino bene di un determinato brand, che ha deciso da poco di sfruttare materiali sostenibili per la realizzazione dei suoi capi. Il brand organizza particolari iniziative a testimonianza del suo impegno e rispetto dell’ecosistema e poniamo il caso che un consumatore X sia molto sensibile al tema. Dopo aver “sentito dire” da terzi o letto sui social del voler limitare i danni ambientali da parte del brand in questione, potrebbe esserne maggiormente attratto. A questo punto dopo aver ricevuto informazioni, feedback e letto recensioni, la sua reputazione nei confronti di questa marca aumenterà ed acquistando un semplice maglione si sentirà parte di questo messaggio positivo. Naturalmente si sentirà in grado di condividere la sua idea con chi gli è più vicino o perché no, magari anche a tutti i suoi follower.   Questo esempio potrebbe valere anche, e soprattutto, con chi lavora all’interno di una determinata azienda, allora la sua voce in capitolo sarà ancora più forte. Se un dipendente ti dicesse che realmente l’azienda si sforza ad utilizzare materie sostenibili per la realizzazione dei suoi capi, è diverso da leggerlo da un post sponsorizzato. Questo, unito alle numerose azioni di comunicazione, serve ad alimentare la Brand Reputation della firma. Pertanto è molto importante che ci sia una forte coerenza tra i valori che si vogliono trasmettere e quelli a cui si crede realmente.   Come si costruisce la Brand Reputation:   Costruire una reputazione del proprio brand non è sicuramente una cosa semplice, al contrario è un processo lungo e faticoso ma di certo non impossibile. L’importante è credere davvero nei valori che si vogliono comunicare e affiancare a quelle idee, fatti concreti e dimostrabili.   Costruire una Brand Reputation valida è piuttosto complesso perché dopo anni di atteggiamenti positivi, inclusi i comportamenti adottati sul lavoro, basta una situazione mal gestita per distruggerla. A quel punto recuperare sarà difficile, avere una reputazione negativa spesso può uccidere un brand, anche perché non dimentichiamo che si tratta della percezione delle persone nei confronti della nostra azienda, quelle stesse persone che la portano avanti. Nemico indiscusso della brand reputation è il passaparola, che si diffonde a effetto domino in modo costantemente negativo, affossando a poco a poco il brand.   Con una costante comunicazione forte e chiara dei valori dell’azienda e soprattutto un po' di coerenza, non dovrebbero ad ogni modo esserci problemi. Dare importanza alla:   -       Storia del Brand, -       Modalità di lavorazione, -        Scelta delle materie prime, -       Iniziative, -       Customer Service, -       Modalità di fruizione, -       Scontistiche, -       Impatto ambientale, -       Trattamenti per dipendenti e fornitori, -       Comunicazione limpida (sito e social).   Potrebbero essere un buon punto di partenza. E tu, credi di sapere cosa pensano le persone del tuo business?
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Gabriella Avallone 25/09/2020

Le campagne pubblicitarie più originali di sempre
Oggi si fa a gara ad avere l’advertising più accattivante. Si cerca di giocare con le figure retoriche, con i luoghi comuni, con la comicità o con la satira, spesso perdendo il senso del messaggio. Vediamo insieme quali sono state le pubblicità che hanno gettato le basi per una comunicazione così tanto efficace quando non esistevano ancora tanti mezzi di diffusione. Oggi scopriremo quali di queste hanno fatto la storia e sono diventate un esempio per tutte le grandi major, molte di queste ancora in uso.   I Want You For U.S Army Se vogliamo andare in modo graduale, a fare la storia è stato sicuramente il volto di Uncle Sam, disegnato da James Montgomery Flagg più di 100 anni fa. La campagna “I want you for U.S Army” è nata nel periodo in cui gli Stati Uniti dichiararono guerra alla Germania nel 1916.   L’immagine in questione fu stampato innumerevoli volte raggiungendo circa i 5 milioni di copie a conflitto concluso. Il manifesto con il volto dello zio più famoso d’America, dalle sembianze dello stesso Flagg, che usò sé stesso come modello, è un’immagine riportata in vita più volte da grafiche, cartelloni pubblicitari e stampe che vengono utilizzate ancora oggi dopo più di 100 anni.   We Can Do It La campagna We Can Do It fa immediatamente pensare a Rosie The Riveter che si rimbocca le maniche dei suoi abiti da lavoro. Il simbolo patriottico per eccellenza che divenne l’immagine di propaganda a favore del lavoro femminile nelle fabbriche statunitensi. Stiamo parlando del 1942, a seguito dell’attacco giapponese di Pearl Harbour, molti giovani dovettero arruolarsi per la guerra e gli Stati Uniti avevano bisogno di produrre più armi e munizioni. Le industrie prima erano popolate per la maggior parte da manodopera maschile e con l’aiuto delle agenzie pubblicitarie, il Governo realizzò questa campagna di comunicazione dedicate alle donne per convincerle a diventare operaie. Rosie la rivettatrice, prese il nome da una canzone popolare americana di quegli stessi anni e divenne ben presto emblema del femminismo.   Grazie al suo aspetto indimenticabile, alla gestualità accompagnata dallo slogan: “We can do it” a questa immagine ci si è ispirati per molte altre pubblicità dei nostri tempi, anche se attualmente riveste un ruolo predominante nelle campagne antisessiste.   Just Do It Non possiamo non citare la pubblicità della Nike risalente al 1988, la data in cui fu creato il motto per merito di Dan Wieden e David Kennedy. Just Do It fu lo slogan presente su tutte le campagne pubblicitarie della Nike, perché riusciva a rispecchiarne alla perfezione il messaggio e divenne ben presto uno dei più celebri slogan di sempre.   L’immagine che voleva trasmettere la multinazionale era quella della determinazione e del duro lavoro che portano inevitabilmente a grandi risultati, proprio come nello sport. La forza di questo slogan chiaro e conciso ma dalla forte motivazione fu proprio quella di non essere mai stato tradotto in altre lingue, così da essere reso unico e riconoscibile in tutto il Mondo.   Think Different Stiamo parlando di una delle pubblicità più copiate al mondo. Nel 1997 l’azienda di Cupertino era in forte declino e Stave Jobs ne prese le redini rivoluzionandone l’immagine. Avete capito di chi stiamo parlando? Naturalmente della Apple, il brand dall’identità più forte su mercato, tanto da far sentire “differenti” e quindi speciali i suoi consumatori. Uno spot indimenticabile che ribaltò per sempre le sorti del brand Apple.   Impossible Is Nothing Nel 2004 fu lanciata una campagna pubblicitaria che riscontrò subito grande successo, il suo slogan era “impossible is nothing” ed il video fu fortemente motivazionale. Ne abbiamo ancora un vago ricordo di quando veniva girato in TV, mescolava le immagini di Muhammad Alì e la figlia, anche lei campionessa di pugilato e di altre giovani che riproponevano esercizi svolti alle Olimpiadi. Il messaggio che lanciò il brand Adidas fu chiaro: Parole come non posso, non riesco o è impossibile non esistono!   Red Bull Stratos Conosciamo tutti lo slogan di "Redbull ti mette le ali” ma nel 2012 si ebbe la dimostrazione di tutto questo. In questa campagna sponsorizzata dalla Redbull, Felix Baumgartner, saltò da un’altezza di ben 24 km infrangendo la barriera del suono nello spazio. Questa pubblicità non fu interrotta come gli altri spot televisivi perché fu visto in diretta streaming.    
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Tiziana Troisi 17/12/2020

Pull or Push?
Questo è l’antico dilemma che ci troviamo innanzi ad una porta. Per entrare o uscire, devo spingere o tirare?  Lo stesso principio possiamo applicarlo al marketing. Esistono infatti due tipi di strategie completamente opposte: il marketing push e il marketing pull. Possiamo definire la strategia push alla stregua del marketing tradizionale. Si tratta di un’azione unidirezionale in cui l’azienda spinge il prodotto verso il cliente. il pull marketing, per contro, è più orientata al cliente con il quale si instaura una relazione reciproca di scambio. I social media marketing e il content marketing ne sono un esmepio. Outbound marketing La differenza tra i due modus di vendita si basa anche sulla organizzazione del percorso di acquisto. Nel caso dell’outbound marketing (o push) la promozione del prodotto/servizio avviene per tramite di rivenditori e commerciali. L’obiettivo è accorciare le distanze tra promozione ed acquisto. Lo si può fare attraverso modalità diverse. Partiamo dalle promozioni fieristiche, al packaging accattivante passando per le promozioni, i coupon e gli sconti. Il marketing tradizionale è spesso sinonimo di marketing push. La comunicazione unidirezionale che la caratterizza favorisce i risultati immediati. Il messaggio di vendita è particolarmente aggressivo allo scopo di  creare una domanda immediata da parte dei clienti. Content marketing e inbound marketing Il pull marketing è orientato alla costruzione di una relazione. Lo scopo è quello di creare una comunità introno al marchio caratterizzata da un certo grado di fidelizzazione. Seppure questo richieda più tempo, il risultato ottenuto è nettamente più duraturo. Conosciuto anche come inbound marketing, questa strategia si inserisce laddove il suo target è già presente e svolge le sue relazioni, come i social network. Il content marketing è un altro tipo di strategia pull che utilizza il contenuto come calamita per il cliente. Si fornisce a lui la risposta ai suoi quesiti, si offre intrattenimento e, solo successivamente, verrà esplicitata l’azione di vendita. In maniera dissimulata infatti si inserirà la CTA, ovvero l’invito all’acquisto o alla prova di un prodotto/servizio.  Come mettere in campo una strategia di pull marketing? Innanzitutto attraverso il posizionamento che è basato proprio sulle ricerche del cliente. Poi con il content marketing, pensiamo al blogging o ai video, i podcast o gli ebook. Per ultimo, ma non per importanza, attraverso il social media marketing. Sicuramente questo tipo di approccio trova il suo humus nel web marketing e in tutto il mondo di internet.   Push or pull? Una cosa non esclude l’altra Non è necessario scegliere, se è questo quello che ti stai chiedendo. Le due strategie possono andare di pari passo. Non è necessario rinunciare a partecipare alle fiere oppure licenziare il proprio commerciale. Il marketing mix sei tu a deciderlo. Sicuramente conviene testare vari canali per capire quale sia il più proficuo.  Sicuramente, le pubblicità televisiva ha ancora il suo valore ma questo non deve precludere dall’avere il ricorso ad una adeguata comunicazione sui social. Se la tua azienda è una strat up il push ti permetterà di farti conoscere in maniera più immediata. Raggiungerai così un pubblico più vasto per cui si tratta, sicuramente di una buona strada per la tua brand awareness. Purtuttavia il contatto instaurato deve consolidarsi nel tempo e può farlo solo attraverso tecniche di pull marketing che colgano gli interessi dell’utente e lo coinvolgano quotidianamente. Studio del target, approfondita conoscenza del mercato di riferimento, fantasia e creatività sono alla base di un ottimo marketing mix. Riuscirai così ad interfacciarti con il tuo buyer persona e non solo per vendergli qualcosa!  
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