Marketing agroalimentare: la giusta strategia di comunicazione

Come puoi aumentare le vendite del tuo e-commerce.

Paola Palmieri 25/05/2021 0

Il mercato in generale e quello agroalimentare in particolare che indagheremo oggi più a fondo, complice un anno di grandi cambiamenti dovuti alla pandemia, si è trasformato. Come? Andando incontro a nuovi bisogni ed esigenze da parte del cliente. Le abitudini d’acquisto, infatti, sono profondamente cambiate e i clienti oltre a incrementare i loro acquisti on-line – rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente – cercano prodotti di qualità a km 0. 

Oggi si ha più tempo per stare in casa, ai fornelli e assaporare i gusti della tradizione per questo è molto importante mettere a punto la strategia ideale per migliorare il tuo business, non restare indietro con i tempi e cogliere tutte le opportunità che il settore offre. Proviamo insieme a dare uno sguardo più da vicino al settore agroalimentare: di cosa si occupa nello specifico?

Cos’è il settore agroalimentare

Se in passato il settore agroalimentare era associato sostanzialmente a quello agricolo, con il tempo questo concetto si è ampliato notevolmente e in esso rientrano tutte le attività di produzione, trasformazione, distribuzione e consumo che riguardano i prodotti alimentari, bevande incluse. 

Quindi non solo agricoltura ma anche pesca, allevamento e industria alimentare. Il trend di quest’ultimo anno, come abbiamo anticipato, ha cambiato volto alle aziende ridefinendone i confini e trasferendole da un piano fisico e territoriale ad uno più ampio: il digitale. Numerosi gli e-commerce che sono spuntati e che gestiscono distribuzione e vendita non solo a livello locale ma anche nazionale e internazionale. Numeri alla mano vediamo quanto vale il settore.

I numeri degli e-commerce del settore

Se nel 2019 – prestando fede ad una ricerca del Politecnico di Milano - gli acquisti hanno sfiorato circa i 32 miliardi di euro e il settore agroalimentare valeva circa 2 miliardi di euro. Questo vuol dire che l’agroalimentare aveva una fetta piuttosto golosa della torta: circa il 5% dell’intera domanda dell’e-commerce.

Il fiore all’occhiello del Made in Italy sta proprio qui, ecco perché è necessario puntare in alto e investire in precise strategie di marketing. Quali? Vediamole insieme.

Perché investire nel marketing agroalimentare

Una comunicazione efficace è il segreto del successo, anche in questo settore dove il marketing è a fare la differenza. Bisogna saper promuovere il prodotto e sfruttare le giuste leve con una strategia ben pianificata che punta a conquistare il cuore del consumatore finale. 

Di lui interessa il livello di soddisfazione e diversi gli strumenti di cui è possibile avvalersi: siti, blog, social network e chat. Come muoversi in questo campo? Con un’analisi attenta del settore, dei numeri e della concorrenza valorizzando l’unicità del tuo prodotto e presentandolo al giusto prezzo. 

Come aumentare visibilità dei prodotti

Prima di partire con la pianificazione della tua strategia di marketing devi avere chiaro in mente alcuni elementi:

• il budget a disposizione

• la tipologia di prodotto che offri

• il consumatore a cui intendi rivolgerti. 

La risposta del consumatore, e gli acquisti che ne derivano, sarà la bussola che ci indicherà se e come proseguire su questa strada. Cerca di attirarlo con il packaging perfetto: anche l’occhio vuole la sua parte e può esaltare la bellezza di un prodotto facendocelo preferire ad un altro. 

Cerca di promuovere il prodotto con tutti gli strumenti che hai a disposizione e in questo il web fa davvero la differenza. Gli acquisti si fanno soprattutto con lo smartphone, snellisci il processo di acquisto e invoglia a concludere un ordine con foto accattivanti e raccontando storie che descrivano il prodotto, esaltandone i punti di forza. 

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Tiziana Troisi 29/12/2021

Brand identity e brand image: definizioni e differenze
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La brand identity comprende quindi: Logo Colori e combinazioni degli stessi Valori aziendali Mission e vision Font Brand Mantra Tutti questi aspetti formano la brand identity che è l’aspetto visivo del brand ma non solo: la braùnd identity riguarda anche i valori che il brand decide di abbracciare. La scelta di valori e visual identity deve rispecchiare quello che l’azienda vuole essere agli occhi dei competitor e soprattutto del target. Solitamente queste scelte sono fatte anche in funzione del target di riferimento. È proprio per strizzare l’occhio al target di riferimento che il brand sceglie determinate caratteristiche della sua identità. Per catturare l’attenzione del target si usano determinati colori o font: se per esempio un brand vuole fare colpo sui giovan8i adolescenti, userà colori più accessi e un font molto simile a quello dei social più frequentati Quando si parla di brand identity, si parla di un’ idea di identità creata proprio dal brand, convinto forse che quegli accorgimenti bastino a dare a chi vede il brand dall’esterno la percezione desiderata. Ti spiego meglio: se un brand di cosmetici vuole fare colpo su un determinato target sceglierà un modo di comunicare che sia affine al suo target potenziale, essendo quasi  sicuro di aver fatto centro. La percezione di un brand, purtroppo o per fortuna, non passa solo attraverso la brand image decisa “a tavolino” dal brand stesso.  Nell’epoca dei social poi, la percezione da parte degli utenti si canalizza spesso tutta in gruppi o piccole comunity. 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Se dovesse succedere il contrario, vuol dire che il team marketing ha fatto un ottimo lavoro.   E tu, conoscevi queste definizioni? Diccelo. Quanto sei attratto dai brand che si presentano bene? Anche se non vogliamo ammetterlo, l’estetica gioca un ruolo molto importante nelle scelte di acquisto. Proprio per questo motivo, curare l’immagine di un brand è fondamentale. ogni brand deve decidere i valori da trasmettere   e renderli visibili e tangibili nella brand identity. Non sai cos’è la brand identity? Traducendo letteralmente dall’inglese, per brand identity si intende l’identità del brand. Questa identità del brand è creata dal brand stesso ed è fatta di vari aspetti che insieme delineano chi è il brand e dove vuole arrivare. Brand identity: cos’è Quali sono le componenti che formano, di fatto, una brand ideyntity? 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Gabriella Avallone 17/02/2021

Brand Reputation, non ne abbiamo mai abbastanza
Sempre più importante per un’azienda è la sua reputazione, ovvero cosa pensano le persone di un brand.   Attraverso attività di public relations e marketing strategico si cerca sempre di alimentare la cosiddetta: “Brand Awareness”, che altro non è che il grado di conoscenza della marca da parte del pubblico. Essa si esprime attraverso la percentuale dei consumatori in target che ricorda la marca senza alcun bisogno di uno stimolo verbale o visivo (ricordo spontaneo), ma anche di quelli che lo fanno dopo averlo ricevuto (ricordo aiutato). Difatti la notorietà di una marca non è sempre spontanea, il più delle volte va “sollecitata” attraverso stimoli esterni e messaggi.   Che cos’è la Brand Reputation:   È l’insieme delle percezioni, valutazioni e aspettative che le persone hanno nei confronti di un determinato brand. La Brand Reputation è dovuta ad una serie di fattori come comportamenti ed iniziative, la storia e la comunicazione.   Nell’era digitale ha acquisito ancora più importanza proprio perché ogni azienda deve tenere a mente i valori nei quali si rispecchia, soprattutto quando comunica online, perché si ha meno controllo di quello che può essere associato al proprio brand. Avere una personalità forte invece aiuta a farsi conoscere, non solo dai potenziali clienti ma anche di tutti coloro che lavorano a stretto contatto con l’azienda stessa come gli stakeholder, dipendenti, fornitori ed altre aziende.   Poniamo ad esempio che tutti parlino bene di un determinato brand, che ha deciso da poco di sfruttare materiali sostenibili per la realizzazione dei suoi capi. Il brand organizza particolari iniziative a testimonianza del suo impegno e rispetto dell’ecosistema e poniamo il caso che un consumatore X sia molto sensibile al tema. Dopo aver “sentito dire” da terzi o letto sui social del voler limitare i danni ambientali da parte del brand in questione, potrebbe esserne maggiormente attratto. A questo punto dopo aver ricevuto informazioni, feedback e letto recensioni, la sua reputazione nei confronti di questa marca aumenterà ed acquistando un semplice maglione si sentirà parte di questo messaggio positivo. Naturalmente si sentirà in grado di condividere la sua idea con chi gli è più vicino o perché no, magari anche a tutti i suoi follower.   Questo esempio potrebbe valere anche, e soprattutto, con chi lavora all’interno di una determinata azienda, allora la sua voce in capitolo sarà ancora più forte. Se un dipendente ti dicesse che realmente l’azienda si sforza ad utilizzare materie sostenibili per la realizzazione dei suoi capi, è diverso da leggerlo da un post sponsorizzato. Questo, unito alle numerose azioni di comunicazione, serve ad alimentare la Brand Reputation della firma. Pertanto è molto importante che ci sia una forte coerenza tra i valori che si vogliono trasmettere e quelli a cui si crede realmente.   Come si costruisce la Brand Reputation:   Costruire una reputazione del proprio brand non è sicuramente una cosa semplice, al contrario è un processo lungo e faticoso ma di certo non impossibile. L’importante è credere davvero nei valori che si vogliono comunicare e affiancare a quelle idee, fatti concreti e dimostrabili.   Costruire una Brand Reputation valida è piuttosto complesso perché dopo anni di atteggiamenti positivi, inclusi i comportamenti adottati sul lavoro, basta una situazione mal gestita per distruggerla. A quel punto recuperare sarà difficile, avere una reputazione negativa spesso può uccidere un brand, anche perché non dimentichiamo che si tratta della percezione delle persone nei confronti della nostra azienda, quelle stesse persone che la portano avanti. Nemico indiscusso della brand reputation è il passaparola, che si diffonde a effetto domino in modo costantemente negativo, affossando a poco a poco il brand.   Con una costante comunicazione forte e chiara dei valori dell’azienda e soprattutto un po' di coerenza, non dovrebbero ad ogni modo esserci problemi. Dare importanza alla:   -       Storia del Brand, -       Modalità di lavorazione, -        Scelta delle materie prime, -       Iniziative, -       Customer Service, -       Modalità di fruizione, -       Scontistiche, -       Impatto ambientale, -       Trattamenti per dipendenti e fornitori, -       Comunicazione limpida (sito e social).   Potrebbero essere un buon punto di partenza. E tu, credi di sapere cosa pensano le persone del tuo business?
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Tiziana Troisi 15/01/2021

Piano editoriale: come realizzare un piano di comunicazione per il web
Ormai lo sanno anche i muri: un brand competitivo non ha solo bisogno di un buon prodotto ma anche e soprattutto una buona comunicazione. Quando pensiamo al marketing e più in generale alla pubblicità ci viene spesso in mente il prodotto finito: uno spot con  un  jingle che ci entra subito in testa, un post sui social che diventa subito virale. Se stai leggendo questo articolo però, la domanda a cui cerchi una risposta è un’altra: cosa c’è dietro una buona campagna di comunicazione? Te lo spiego subito. Il lancio di una campagna di comunicazione è solo l’ultima fase di un processo molto lungo.  Piano di comunicazione: la fase strategica  Prima della fase cosiddetta operativa, che prevede la creazione e divulgazione dei contenuti, c’è sempre una fase strategica. Si chiama fase strategica la fase in cui gli addetti ai lavori, i responsabili della comunicazione di un brand, raccolgono e analizzano i dati utili alla creazione di una buona brand image. Un piano di comunicazione ben fatto dunque deve chiarire in modo efficace ed efficiente tutti i dettagli che aiutano nella redazione di una buona  campagna. Ecco cosa deve contenere:  analisi swot (punti di forza e di debolezza del brand) analisi del posizionamento rispetto ai brand concorrenti analisi del pubblico segmentazione e selezione del target di riferimento Prima di lanciare un prodotto infatti è necessario analizzare con obiettività il contesto commerciale in cui questo viene lanciato, cercando di puntare alla soddisfazione di un bisogno che altri brand hanno messo da parte. Riconoscere i propri punti di debolezza può diventare un forte vantaggio: fare ironia nel modo giusto può aiutare a creare il giusto hype per diventare virali sui social. Viralità a parte, c’è un’altra importantissima decisione da prendere: a chi vuoi  rivolgerti? Come vedremo più avanti, decidere il target di riferimento è fondamentale per una buona comunicazione. Capire a chi vuoi rivolgerti ti aiuterà a decidere come parlare al tuo pubblico e i luoghi (virtuali e non) in cui provare ad avviare una conversazione attiva riguardo al tuo prodotto. Cosa intendo per conversazione? Lo spiego nel prossimo paragrafo. Piano di comunicazione: cosa cambia con il web 3.0  Con l’avvento del web 3.0 e dei social network, in cui i consumatori sono diventati anche produttori di contenuti, è cambiato anche il modo di fare marketing. Fino a qualche anno fa, la fase operativa di un piano di comunicazione era costituita prevalentemente da attività promozionali affidate alla televisione, agli store o ad eventi di promozione. Solo una piccola parte delle risorse veniva invece impiegata per realizzare attività di promozione sul web.  Oggi invece avere una buona presenza sul web è fondamentale. Una comunicazione online precisa e curata scatena un effetto di passaparola. Una buona conversazione sul tuo prodotto in rete (post, tag, commenti, interazioni e recensioni positive) può essere il segreto per conquistare un pubblico fedele.  Ecco perché un buon piano di comunicazione deve prevedere la redazione di un dettagliato piano editoriale. Che cos’è il piano editoriale? Si tratta di un vero e proprio programma  di comunicazione dedicato esclusivamente ai contenuti. Un piano editoriale ben fatto deve comprendere decisioni riguardo: Il tipo di contenuti da veicolare (meme, video, post etc) I canali più affini al tuo  target di riferimento (se per esempio il tuo prodotto è più affine alla generazione Z è meglio utilizzare piattaforme giovani come Tik Tok o Twitch) Core content: scegli le parole chiave con cui vuoi raccontato. Magari un brand mantra efficace, che può aiutarti ad essere identificato subito (come Think Different per apple) Tone of voice e brand storytelling: come vuoi raccontare di te? Come vuoi raccontarlo? Vuoi sembrare amichevole e giocoso o preferisci mantenere un tono professionale ed istituzionale? Eventuali collaborazioni di influencer marketing ( cerca di selezionare creator i cui contenuti siano affini al tuo storytelling) Tempi e modi di rilascio dei contenuti: quanto vuoi pubblicare? A che ora? Una volta prese queste decisioni il tuo piano editoriale sarà pronto e potrai redigere un calendario editoriale per distribuire al meglio i contenuti creati. Se questo articolo ti è stato utile e vuoi scoprire di più sul marketing continua a seguire Marketing e non solo!  
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