Chi è il Buyer Persona e perchè è così importante

Ecco com'è possibile conoscere a fondo i propri clienti in pochi passaggi

Gabriella Avallone 12/11/2020 0

Al momento della stesura di un Business Plan, di un Piano Di Comunicazione o una Campagna Pubblicitaria, tra i punti da definire c’è sempre il Target. È impossibile studiare una strategia di marketing su un gruppo di persone non definite o peggio ancora alla massa. Anche perché quell’insieme di utenti, di potenziali clienti e innanzitutto di persone, hanno i loro personali gusti, le loro esigenze e molto altro ancora.

 

Per costruire tecniche di vendita accattivanti e competitive è risaputo che dobbiamo anche conoscere l’offerta e la domanda, per non portarla sulle lunghe, dobbiamo conoscere alla perfezione le esigenze dei nostri clienti.

E come facciamo a saperlo?

 

Per farlo bisognerà letteralmente calarsi nei panni del cliente tipo.

Per Buyer Persona si intende il ritratto di un utente che incarna un determinato pubblico di riferimento.

Questa modalità serve a trovare più facilmente potenziali clienti.

 

Una volta trovata la Buyer Persona si procederà sia a rendere più agevoli i lavori in corso per l’ideazione di una nuova campagna ad esempio, che potrà mettere in risalto ciò che il nostro cliente tipo potrebbe letteralmente adorare.

 

La creazione delle Buyer Personas è senza dubbio la cosa più divertente e a tratti ricorda il famoso videogioco The Sims.

Non è per niente difficile, innanzitutto vanno gettate le basi e poi si procederà con la sua creazione step by step.

 Vediamo quali sono:

-       Età;

-       Occupazione;

-       Stato Sociale;

-       Indirizzo;

-       Aspetto;

-       Tipo di persona;

-       Descriverne l’immagine;

-       Frase tipo o pensiero;

-       Motivazioni;

-       Punti di forza;

-       Punti di debolezza;

-       Personalità;

-       Livello di Tecnologia;

-       Hobbies

 

Naturalmente non esiste solo questo modo. Chi non riesce a descrivere una persona tipo in tutto e per tutto, può dare un’occhiata a Eurisko per comprendere gli stili di vita. Questo può aiutare a capire le diverse definizioni di target ma attenzione! Lì si parla di “Target Group” non del Buyer Personas.

 Per scendere nel dettaglio si può sempre fare affidamento ad altri tipi di strumenti come:

 

-       Interviste aperti a tutti, in particolar modo ai clienti più affezionati così da capire qual è il punto di forza dell’azienda che più l’invoglia ad acquistare. Parlare con più persone possibile aiuterà a capire il punto di vista del cliente finale.

 

-       Per chi non ha la possibilità di parlare apertamente con i propri clienti è possibile creare un questionario online e spedirlo via mail ai clienti attuali, mentre per quelli che ancora sconosciuti anche un sondaggio Instagram potrebbe aiutare a conoscere meglio i nostri follower.

 

-       Anche all’interno dell’azienda stessa è possibile avere più informazioni sui clienti, basta rivolgersi all’ufficio commerciale, essendo loro quelli a più stretto contatto con il pubblico, saranno sicuramente in grado di buttar giù qualche percentuale.

 

-       Se invece ci si vuole affidare agli infallibili metodi di Analytics e Social Media Insights sicuramente non ci si può sbagliare. Questi strumenti danno a disposizione molti dati tra cui la posizione geografica, gli interessi, il punto di vista demografico e molto altro.

 

Ma quando si parla di pubblicità cosa c’è di meglio della creatività. Per identificare la personalità di qualcuno si può partire dal nome, che nome gli dareste?

Che tipo è? Che aspetto ha? Cosa fa nella vita? Ha passioni? Così facendo sarà molto più facile identificare una particolare persona.

Poi si passa ad analizzare la sua età, localizzazione geografica, stato sociale, tipo di lavoro, carattere e tutti i punti fissati anche sopra in modo più schematico.

 

Poniamo il caso che il tipo di cui stiamo parlando, la nostra persona, si chiami Marco.

Marco è un business man, ha l’agenda piena di impegni e sempre meno tempo. Viaggia per lavoro, per lo più in treno pertanto con sé porta dietro tutto il necessario per lavorare anche in  movimento con clienti nazionali e non. Sicuramente fa uso di prodotti tecnologici, pratici e tendenza. È un bell’uomo sulla 40ina, curato nell’aspetto e nello stile: capello un po' lungo, occhiali e rigorosamente in abito, con dettagli dandy. Il suo lavoro non gli lascia tempo per formare una famiglia ma con la sua compagna spesso si regala weekend da sogno nelle zone termali tra le colline toscane.

 

Secondo voi Marco sarebbe il cliente perfetto per quale brand? Scrivetelo nei commenti.

Potrebbero interessarti anche...

Gabriella Avallone 02/09/2020

Come si crea un Business Plan
Iniziamo col dire che questo particolare documento è fondamentale per intraprendere un progetto. È utile se si vuole illustrare l’iniziativa per intero, mostrandone pregi, difetti e strategie di vendita per riuscire a riscuotere, laddove fosse possibile anche dei finanziamenti.  Il business plan è un documento analitico che ha diverse finalità:  - Illustrare la strategia: mostrare tutti i passi di come si intende procedere, tenendo ben presente la mission e gli obiettivi che si intendono raggiungere a breve e medio termine, cercando di puntare a mete sempre più ambiziose.  - Identificare punti di forza e debolezza: attraverso un’analisi di mercato chiamata SWOT ANALYSIS è possibile individuare quelli che sono i punti di critici del progetto e quali invece le sue potenzialità così da riuscire a sfondare in quel segmento di mercato.  - Budget: stilare un dettagliato piano che comprenda anche tutti i costi di creazione e mantenimento del progetto, ovviamente reali ed attinenti a seconda di quello che necessita la realizzazione dello stesso.  - Reperire finanziamenti: lo scopo di illustrare l’intero piano potrebbe essere quello di reperire finanziamenti per il progetto, che naturalmente potranno essere di vario tipo come prestiti, mutui o finanziamenti a fondo perduto (senza un business e plan che si rispetti sarebbe impossibile pensare di chiederli). - Trovare sponsor e partner: il business plan potrà aiutarci a trovare partner attinenti al nostro settore con possibili joint venture, clienti, fornitori e distributori interessati al progetto in questione.  - Il business plan è decisamente un documento necessario per la gestione e lo sviluppo di tutte le imprese è fondamentale per una buona redazione del piano che tenga conto di tutti gli aspetti necessari per la sua realizzazione. Altro aspetto particolare di questo documento è che non è statico ma si modifica nel tempo. Segue infatti l’impresa stessa nella fase di start up, sviluppo e maturità. Le parti fondamentali del business plan: - Executive Summer che indicherà le parti principali e le più rilevanti del piano. Si espone in poche pagine ed in modo chiaro e conciso.  - Grafica di qualità: bisogna attirare per ottenere consensi positivi. Attirare non vuol dire essere troppo appariscente, si rischia altrimenti di essere controproducenti e deviare l’attenzione dei nostri spettatori. Un layout chiaro e pulito potrebbe essere la mossa vincente, la prima impressione è quella che conta, non dimentichiamolo!  - Definizione degli obiettivi, mission, fattori critici e di successo. - Analisi di mercato: con l’analisi SWOT indicare punti di forza e debolezze. Inclusi i i successi già raggiunti e quelli a cui si vuole puntare.  - Descrizione e illustrazione del prodotto/servizio/impresa in questione, incluse le caratteristiche fisiche, le finalità, i punti attrattivi e le possibili evoluzioni.  - Distribuzione, tempi e listino prezzi. - Concessioni e permessi legali per metterlo in atto rapportandolo alla concorrenza e comprendendone vantaggi competitivi per attirare il cliente.  - Target: scegliere la categoria di persona alla quale è indirizzato il progetto. - Finanze: l’attuale portafoglio clienti, costi e margini di profitto.  - Indicare la catena del valore offerto: modelli di produzione, somministrazione ecc. - Prodotti/servizi futuri: indicare se sono in programma innovazioni in quali tempi previsti  - Strategie di marketing e comunicazione per la promozione del prodotto/servizio in questione, seguendo le leve del Marketing Mix.  - La struttura del management interno.  - Analizzare le funzioni aziendali: produzione, approvvigionamento, marketing, vendita, ricerca e sviluppo.  - Piano operativo, assistenza post-vendita, fattori di influenza esterni. Se sei interessato ad approfondire uno o più di questi argomenti, lascia un commento! Cercheremo di rispondere a qualsiasi tuo dubbio o perplessità.
Leggi tutto

Gabriella Avallone 12/10/2020

Come funziona il Telemarketing
 Il telemarketing è un’attività di Direct Marketing, in parole semplici il modo di fare marketing attraverso una chiamata telefonica. Sembra un metodo antiquato di vendere, soprattutto ad oggi, dove la maggior parte delle campagne pubblicitarie avvengono tramite social.   Ma se questo fosse vero, perché allora molte aziende non vogliono farne a meno?   Fare telemarketing infatti non vuol dire soltanto una chiamata in stile call center ma si intende una telefonata commerciale a tutti gli effetti.   Mi spiego meglio. Una chiamata per assistenza tecnica è detta inbound e rappresenta il tipico contatto del cliente al call center attraverso l’ausilio di un numero verde. La chiamata in questo caso verterà su problematiche di vario tipo, spesso legate alla fruizione di un prodotto/servizio, ad esempio un pacco non arrivato, una promozione attivata per errore…ecc. Una telefonata di tipo commerciale o anche telemarketing outbound, è il contatto dell’operatore verso il cliente. Questa chiamata viene svolta da un account telefonico specializzato in grado di saper impostare una chiamata di questo tipo. La chiamata in questione, nasconderà una strategia ben precisa e proprio per questo risulta essere ancora oggi un buon mezzo per agganciare un potenziale cliente.   A cosa serve il Telemarketing: È uno strumento efficace per le vendite a distanza e viene considerato il contatto diretto tra l’azienda ed il cliente (B2C) o perché no con un’altra azienda (B2B).   Come fare Telemarketing: C’è da premettere che come le vendite di persona, il cliente il più delle volte è spinto ad “acquistare te”, nel senso che a parte il prodotto/servizio che si offre, egli viene persuaso dalla personalità, dal carisma, dalla fiducia che può riporre in te. Pertanto il comunicatore in questione deve prestare particolare attenzione al linguaggio ed al tono di voce dato che la trattativa avviene tramite telefono, senza la possibilità di potersi vedere dal vivo.   Solitamente lo schema da utilizzare è il seguente: 1)    Comprendere le esigenze del cliente attraverso i dati che abbiamo a disposizione. 2)    Focalizzare l’obiettivo della telefonata e cercare di raggiungere pertanto il proprio scopo; 3)    Instaurare una relazione professionale, presentandosi e dichiarando il motivo della chiamata; 4)    Fornire tutte le informazioni necessarie per mostrarsi competente del settore; 5)    Utilizzare le obiezioni come un’opportunità per dare ulteriori conferme; 6)    Convincere, cercando di formulare domande la cui risposta risulterà quasi sicuramente affermativa; 7)    Chiudere la chiamata appuntando ogni feedback, in modo tale da avere sempre uno schema preciso sugli andamenti che ci aiuterà a ricordare anche le informazioni personali di quell’utente. 8)    Concludere la trattativa.   Perché è così importante per le aziende? La risposta è semplice, è un modo per gestire il contatto dopo averlo profilato, essendo a conoscenza di tutte le informazioni che sono necessarie per comprendere le sue esigenze.   Infatti dopo aver annotato le preferenze di ogni singolo potenziale cliente in lista contatti, ci sono buone possibilità che la chiamata diventi “calda” (warm call). Avendo coltivato l’interesse di un cliente si arrivà a proporgli offerte sempre più vicine alle sue esigenze e dopo avergli dato la possibilità di scaricare materiale (video, foto o di aver letto di più tramite una semplice mail), ci sono più probabilità che la persona in questione decida di fissare un appuntamento o concludere una vendita.   Per quanto riguarda la ricerca dei contatti questa avverrà o tramite il filtro Inbound, creando in tal modo liste ad hoc per aiutarti a segmentare i contatti, in modo da inviare con più facilità informazioni in base all’interesse che essi hanno mostrato. Uno dei metodi più gettonati è collegare un CMR a delle Campagne Marketing che vengono lanciate tramite sito e social, dando la possibilità agli utenti di inserire i loro dati nel caso in cui volessero saperne di più.   Avrai sicuramente ricevuto chiamate da account telefonici e sicuramente sarai arrivato ad odiarli ma se dovessi dar loro un consiglio, quale sarebbe? Condividi la tua esperienza nei commenti.
Leggi tutto

Tiziana Troisi 19/03/2021

Co-marketing: quando l’unione fa la forza
Le abbiamo comprate tutti almeno una volta nella vita, a costo di sembrare infantili, fregandocene. Se il nostro brand di vestiti preferito comincia a realizzare magliette a tema Disney dovete averle. Sapete che dietro la decisione di realizzare prodotti utilizzando altri brand ci sono delle operazioni di marketing molto più complesse di quanto possa sembrare? Ecco cos’è il co-marketing e come funziona: si definisce co-marketing l’accordo secondo cui due o più brand attivano una collaborazione per un limitato periodo di tempo. A differenza della partnership, nel co-branding infatti il legame istaurato tra due brand ha un fine preciso ed è limitato nel tempo. Se volessimo fare un esempio pratico riferendoci alla quotidianità, potremmo parlare di uno scambio di favori: se chiediamo un favore a qualcuno, scambiamo con quella persona solo le informazioni utili allo scambio. A favore fatto, il rapporto si interrompe. Ecco il co- marketing funziona proprio cosi: le aziende condividono lo stretto indispensabile per un periodo limitato. Tipi di co-marketing Come ogni operazione di marketing, anche il co-marketing può toccare diversi livelli della realizzazione di un prodotto. Ecco quali sono i diversi livelli su cui si possono realizzare azioni di co-marketing: Co- marketing di prodotto: succede quando due brand si uniscono per creare un nuovo prodotto. In America, per esempio, la diet coke è stata promossa con l’aiuto di un brand specializzato in bevande e prodotti fit. Co-marketing di promozione: un brand che aiuta un altro brand a promuovere il suo ultimo prodotto, magari offrendo gadget in omaggio. Avete presente quando da piccoli (ma forse anche ora) correvamo da Mc Donald’s per arraffare prima di tutti l’ultima sorpresa dell’ happy meal a tema Disney? Ecco: quello è co-marketing di promozione. Co marketing di distribuzione : è il tipo di co-marketing che permette ad un’azienda di distribuire i propri prodotti negli spazi di cui è proprietario un altro brand. Spesso, questo tipo di co-marketing è realizzato attraverso le affiliazioni sui siti internet, o attività di content marketing (articoli blog che consigliano quel prodotto). Anche se può sembrare un’operazione poco incisiva sulle scelte d’acquisto dei clienti finali, non è assolutamente cosi: ogni associazione lascia nel nostro cervello una traccia mnemonica, un ricordo della marca che si rivela decisivo quando poi ci tocca scegliere un prodotto. Dopo aver lasciato un ricordo attraverso la rete, i prodotti consigliati vengono poi anche proposti al cliente finale. È il caso di negozi di elettronica che propongono la stipula di ulteriori assicurazioni sul prodotto. Co marketing di prezzo: si verifica quando due brand che creano prodotti complementari tra loro scelgono di offrirli al cliente finale ad un prezzo vantaggioso. Ne sono un esempio lampante le campagne di bundling realizzate dai produttori di videogiochi. Nintendo, per esempio, in occasione dell’uscita di un nuovo Animal Crossing, ha realizzato per i suoi fan un’esclusiva versione dell’amata Nintendo Switch. La console personalizzata era venduta insieme alla versione digitale del nuovo videogioco. Co-branding: come nascono nuovi prodotti C’è poi un altro modo di fare co- marketing che merita un po’ più di attenzione: parliamo di co-branding. Si parla di co-branding quando due aziende si uniscono per immettere sul mercato un nuovo prodotto realizzato unendo i due prodotti di partenza. Non più due prodotti commercializzati insieme, ma un prodotto nuovo ed esclusivo.  Ecco qualche esempio concreto per capire meglio di cosa stiamo parlando: Philadelphia e Milka La combinazione di dolce e salato vince sempre: sarà questo quello che avranno pensato i due brand quando hanno creato questo autentico guilty pleasure. Un vasetto di formaggio spalmabile al gusto di cioccolato Milka, perfetto per chi vuole lasciarsi andare a piccoli peccati di gola. Con il cibo buono, non si sbaglia mai. Red Bull e Go-pro Si sa, chi fa sport ha bisogno di energia. Certe imprese, poi, vanno immortalate. Ecco perché, l’operazione di co-branding realizzata tra i Red Bull e Go-pro ha funzionato cosi bene. Contenuti digitali, video e foto pieni di energia e vitalità: immagini perfette anche se in pieno movimento. Proprio quello che ogni sportivo ha sempre desiderato. Android Kit Kat Perché no? Si può fare co-branding anche attraverso il naming. È quello che è successo quando Google, in accordo con Nestlè ha chiamato il nuovo aggiornamento del suo sistema operativo come il noto stick di cioccolato. Anche se il noto motore di ricerca ha sempre dimostrato di amare i dolci, non aveva mai utilizzato un marchio registrato. Un accordo segreto fino all’ultimo, che la Nestlè ha siglato con l’obbiettivo di aumentare la sua brand awareness. Dite la verità, non vi è venuta già fame? Se la sete di conoscenza del mondo del marketing non si è ancora placata, continuate a seguire il nostro blog.
Leggi tutto

Lascia un commento

Cerca...