7 trend di digital marketing per il 2021

Come la pandemia ha spinto su alcuni cambi di strategia

Paola Palmieri 05/03/2021 0

In quest’ultimo anno tanti sono stati i cambiamenti e le incertezze che ci hanno fatto compagnia nella quotidianità e hanno stravolto i nostri piani. Se da un lato rappresentano un limite, dall’altro tuttavia sono un’enorme opportunità, ad esempio, in termini di digitalizzazione o meglio di trasformazione digitale. 

Chi l’avrebbe mai detto che l’Italia - in ritardo com’era – sarebbe stata in grado di compiere passi da gigante? La trasformazione porta con sé nuovi business ed emerge prepotente la nuova forza del digitale. Con la chiusura dei negozi fisici durante il lock down, ad esempio, il contatto col cliente si è spostato tutto online accelerando strategie di business e implementando risorse utili. Gli e-commerce hanno subito un’accelerata pazzesca e con essi anche altri settori. 

Diamo un’occhiata insieme alle tendenze che per quest’anno si ripromettono di aiutarci ad emergere e uscire fuori dalla pandemia più forti di prima. 

1. Smart working

Molti di noi avranno sicuramente familiarizzato con il termine smart working o home working: un modo tutto nuovo di lavorare. Autonomo e flessibile durerà ancora per gran parte del 2021 e forse rappresenta già il futuro.

Grandi e piccole aziende hanno riorganizzato modi e tempi di lavorare per affrontare l’emergenza e strumenti come tablet e pc sono diventati il nostro ufficio mezzi attraverso cui fare riunioni e vedere i volti dei nostri colleghi per confronti sempre stimolanti. 

2. Intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale si inserisce in questo contesto divenendo una risorsa fondamentale per il lavoro e a casa. Pensiamo ad esempio a quanta assistenza ci offrono consentendoci un’ottimizzazione del lavoro: Alexa o Siri a casa, per le aziende si pensa alla grande con servizi di customer care che riducono il margine di errore e ci offrono un valido supporto in ogni fase di acquisto. Per il futuro si prevede uno sviluppo sempre maggiore, sempre migliore. 

3. Piattaforme di servizi freelance

Cambiando forma il lavoro, nascono nuove opportunità anche se a distanza. Si svilupperanno sempre più piattaforme di servizi freelance dove offrire il proprio lavoro e far nascere nuove ed interessanti collaborazioni e partnership inattese

4. Social media

I social restano il canale privilegiato di comunicazione e fidelizzazione con il cliente. Bisogna conoscerli a fondo per svilupparli al meglio ed emergere dalla massa. Per questo le aziende devono investire e puntare tutto su: 

Trasparenza

• post chiari e interessanti

• assistenza continua.

In questo giocherà un ruolo fondamentale l’influencer marketing: che già ci guida alla scelta con youtuber e instagrammer di successo.

5. Video marketing

Altro strumento di digital marketing che ha preso sempre più piede nel 2020 e si ripromette di confermarsi anche per tutto il 2021 come trend di successo troviamo il video marketing. Le persone vanno sempre più di fretta e il video è lo strumento più intuitivo, pratico e veloce che ci sia per comunicare. Si preferisce guardare anziché leggere ormai: questo è chiaro! Tante le ricerche in tal senso con progetti sempre più interessanti. 

6. Green business

Negli ultimi anni poi si è affacciata sempre più prepotente una nuova esigenza e cioè quella di proteggere l’ambiente con azioni sostenibili. Molti consumatori badano proprio a questo e per far sì che il tuo business decolli percorri la strada giusta con prodotti eco-friendly. Il mercato ti aspetta. Veniamo all’ultimo trend. 

7. E-sport

Il settore dei giochi è cresciuto tantissimo e quello virtuale è un comparto che ha ormai superato quello tradizionale. Investire in essi in termini pubblicitari è la strategia vincente avvicinandoti ad un pubblico tutto nuovo. 

Queste che ti abbiamo proposto sono solo alcune delle tendenze digitali per questo 2021. Potremmo aggiungerne ancora come nuove performance in pubblicità, l’e-learning, tecniche di storydoing e così via.

Prendi nota e pensa da dove cominciare per raggiungere i tuoi obiettivi e ottenere il successo che il tuo business merita. Continua a seguirci per molte altre novità che riguardano il marketing e non solo. 

 

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Tiziana Troisi 03/12/2020

Che cos’è la SEM?
Come molti altri acronimi del marketing, SEM è una parola che ritroviamo spesso sul web. Nella maggior parte di casi si associa a quella di SEO, Search Engine Optimization. Perché questa correlazione? Intanto perché entrambe le sigle si riferiscono all’ambito dei Search Engine, ritroviamo infatti le due prime lettere in comune. Si tratta cioè di due tecniche accomunate dal campo di azione: i motori di ricerca. Mentre nel primo caso ci riferiamo alle operazioni di ottimizzazione di siti o testi per favorirne l’indicizzazione da parte dei motori di ricerca, nel secondo parliamo di tecniche di marketing messe in campo a questo scopo. Approfondiamo in questo articolo cosa è la SEM e soprattutto a quali tecniche fa riferimento. Che cos’è la SEM “Il search engine marketing (SEM) è l’insieme delle attività di web marketing svolte per aumentare la visibilità e la rintracciabilità di un sito web con l'uso dei motori di ricerca”. Definizione Wikipedia. Con la SEM, insomma, si mettono in pratica diverse strategie di web marketing, come la differenziazione nei motori di ricerca, ma se ne valutano anche i ritorni grazie agli strumenti di web analysis. Scuramente la SEM rientra nel grande contenitore del web marketing, ed anche essa ha lo scopo di intercettare i bisogni degli utenti attraverso le loro ricerche sui motori come Google. Non hanno solo questo in comune ma anche alcuni aspetti tecnici ovvero obiettivi, piano di marketing e individuazione ed implementazione di azioni adeguate sui motori. Obiettivi della SEM Perché qualcuno, aziende, brand etc. dovrebbe ricorrere alla SEM? Intanto per farsi conoscere e poi soprattutto per vendere. Fare SEM significa anche fare ricorso agli strumenti di advertising messi a disposizione dai motori di ricerca come Google. Ne è un esempio la pubblicità PPC, il cliente paga l'annuncio solo quando un utente clicca sul link, a cui si collegano alcuni parametri: CPA: acronimo di Cost per action. È il costo medio di un annuncio pubblicitario quando viene effettuata un'azione specifica.  Un dato che può aiutarvi a capire l'impatto economico della campagna di marketing dell’azienda. CPC (cost-per-click) ovvero il costo effettivo di ogni click in una campagna di marketing PPC. Capire quale è il CPC dell’annuncio può aiutare l’azienda a sapere quanto investire in un'offerta. Quali sono però gli obiettivi della SEM? Potremmo riassumerli così: Lead generation Conversione Benchmarking online Online branding Brand monitoring Analizziamoli uno ad uno brevemente. SEM per lead generation Generare lead significa ottenere un contatto da parte di utenti in linea con il target dell’azienda. In parole povere lo scopo della lead generation è quello di intercettare l’utente veramente qualificato e motivato all'acquisto. Come? A partire da quello che ricerca on line. Saranno, infatti, i suoi interessi a permettere una profilazione dell’utente che sarà invitato a compiere un’azione come l’iscrizione al sito. La conversione L’obiettivo finale di tutte le aziende è quello di vendere beni o servizi. In termini di web marketing viene definito conversione. La SEM con obiettivo conversione è quella tipica degli e-commerce o dei comparatori di prezzo che hanno come call to action proprio la vendita. Per intenderci si tratta di tutti quegli annunci in cui compare il link/bottone “Acquista ora”. Benchmarking online In economia con il termine benchmarking si intende il metodo di confronto sistematico che permette alle aziende di confrontarsi con le migliori aziende dello stesso settore per apprendere da queste e migliorare. Come si traduce tutto questo? In uno studio accurato dello scenario competitivo sui motori di ricerca: saturazione del canale, tipo di contenuti proposti etc. Online branding Il branding è l’attività atta a aumentare la notorietà della marca presidiando i risultati dei motori di ricerca. Questo non sempre ha a che vedere con la conversione, anzi quasi mai. L’intento è, infatti, entrare nella mente dell’utente, nei suoi pensieri, nelle sue associazioni mentali ed anche di coinvolgerli nel sistema valoriale della marca. Brand monitoring Le grandi aziende mettono in campo periodicamente tecniche di SEM per verificare la propria reputation e la percezione del brand on line. Il brand monitoring, quindi, può essere definito come il monitoraggio periodico del sentiment intorno alla marca nei risultati dei motori di ricerca. SEM in conclusione In conclusione è necessario chiarire alcuni aspetti important:i SEO e SEM non viaggiano su due binari paralleli bensì si tratta di tecniche che si supportano vicendevolmente. Non solo, la SEA, il Serch Engine Advertising è parte integrante della SEM. Approfondiremo nei prossimi post questi aspetti che fanno parte del gigantesco mondo del web marketing!            
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Tiziana Troisi 13/12/2021

Marketing referenziale
  Quante volte prima di acquistare un prodotto che non conoscevi hai chiesto a qualche tuo amico se lo avesse mai provato? L’uomo è un essere piuttosto elementare che tende a fidarsi ciecamente del parere delle persone che conosce e che stima. Per questo anche oggi, nell’epoca dei social e dell’aiuto’ di Google, il passaparola ha ancora una forte influenza sulle scelte di acquisto. Per questo motivo, è importante prendere in considerazione la forza del passaparola quando è il momento di redigere un buon piano marketing. Ora è il momento di fare qualche piccola precisazione: se in passato con il termine passaparola si intendeva una chiacchiera tra utenti, oggi le cose sono leggermente cambiate: il passaparola esiste ancora, a cambiare è stato lo spazio dove ora si consuma. Per attivare un passaparola che sia degno di nota è fondamentale sfruttare la forza delle social community: riunire un gruppo di persone con uguali interessi in un gruppo, stimolandole al dialogo e all’utilizzo di un determinato prodotto, potrebbe essere il metodo giusto per stimolare il passa-parola prima del lancio o semplicemente per incrementare le vendite di un determinato prodotto. C’è però un lato negativo nella soluzione di affidarsi alle community: il sentiment, cioè il sentire della community riguardo un determinato prodotto, potrebbe non essere un preciso indicatore del successo o dell’insuccesso di un prodotto. Non è una metrica direttamente misurabile e potrebbe quindi indurre in errore. In realtà, per avere davvero idea di quanto il passaparola possa essere utile per pubblicizzare un prodotto, bisognerebbe rendere il fenomeno misurabile. Marketing referenziale: cos’è e come funziona Come fare? Semplice, basta affidarsi alla tecnica del referral marketing o marketing referenziale. Di cosa si tratta? Te lo spieghiamo subito. Si parla di marketing referenziale quando un’azienda chiede ad un opinion leader di convincere qualcuno a provare il prodotto che l’azienda chiede di sponsorizzare. Nel caso del referral, questa operazione di sponsorizzazione porta vantaggi ad entrambe le parti in causa. Ti spieghiamo meglio: l’opinion leader che decide di invitare un suo conoscente ad utilizzare una nuova app o un nuovo prodotto lo fa offrendo al suo amico la possibilità di usufruire di una particolare scontistica o vantaggio. A ricevere il vantaggio per non è solo il nuovo utente che utilizza il prodotto ma anche la persona che lo ha consigliato.  Si applica un meccanismo di questo genere, solitamente, quando si tratta di spingere e commercializzare l’utilizzo di un app. Hai presente quando scarichi una nuova app e ti appare una scritta del tipo “invita un amico”? Ecco, quello è uno dei tanti modi di fare referral. In passato è capitato che anche le compagnie telefoniche adottassero questa tecnica per accaparrarsi nuovi clienti. Le potenzialità di utilizzo della tecnica del marketing referenziale è potenzialmente infinita: come in un telefono senza fili, tantissime persone si passano la voce tra di loro e tanti potrebbero a loro volta trasformarsi in leader d’opinione. Vantaggi e svantaggi Proprio per questo motivo offerte di questo tipo hanno di solito una durata limitata, per permettere all’azienda di ottenere i lead desiderati. Un vantaggio importante di questo tipo di promozione riguarda proprio la possibilità di riuscire a tracciare di fatto il numero di nuovi contatti/potenziali clienti ottenuti. Di fatto, il marketing referenziale è un’evoluzione del classico passa parola, con la differenza che, in questo caso si può capire più facilmente quale sia il reale successo della campagna. C’è però un altro importante fattore di rischio quando si decide di utilizzare il metodo del marketing referenziale: è possibile che i clienti acquisiti con questa tecnica siano persone semplicemente interessate al vantaggio che era possibile ottenere con il primo download dell’app o con il primo utilizzo del prodotto. Succede, quindi, che questi utenti si dimostrino, nel lungo periodo, lead infruttuosi o inattivi. Da questo punto di vista, è piuttosto importante restare vicini ai clienti, invogliandoli all’utilizzo attivo del servizio. Lo sa anche chi non è esperto di marketing, d’altronde: il passa parola è importante ma non basta. E tu, ti sei mai servito del marketing referenziale per promuovere la tua attività? Ha funzionato? Raccontacelo nei commentI!
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Tiziana Troisi 19/03/2021

Co-marketing: quando l’unione fa la forza
Le abbiamo comprate tutti almeno una volta nella vita, a costo di sembrare infantili, fregandocene. Se il nostro brand di vestiti preferito comincia a realizzare magliette a tema Disney dovete averle. Sapete che dietro la decisione di realizzare prodotti utilizzando altri brand ci sono delle operazioni di marketing molto più complesse di quanto possa sembrare? Ecco cos’è il co-marketing e come funziona: si definisce co-marketing l’accordo secondo cui due o più brand attivano una collaborazione per un limitato periodo di tempo. A differenza della partnership, nel co-branding infatti il legame istaurato tra due brand ha un fine preciso ed è limitato nel tempo. Se volessimo fare un esempio pratico riferendoci alla quotidianità, potremmo parlare di uno scambio di favori: se chiediamo un favore a qualcuno, scambiamo con quella persona solo le informazioni utili allo scambio. A favore fatto, il rapporto si interrompe. Ecco il co- marketing funziona proprio cosi: le aziende condividono lo stretto indispensabile per un periodo limitato. Tipi di co-marketing Come ogni operazione di marketing, anche il co-marketing può toccare diversi livelli della realizzazione di un prodotto. Ecco quali sono i diversi livelli su cui si possono realizzare azioni di co-marketing: Co- marketing di prodotto: succede quando due brand si uniscono per creare un nuovo prodotto. In America, per esempio, la diet coke è stata promossa con l’aiuto di un brand specializzato in bevande e prodotti fit. Co-marketing di promozione: un brand che aiuta un altro brand a promuovere il suo ultimo prodotto, magari offrendo gadget in omaggio. Avete presente quando da piccoli (ma forse anche ora) correvamo da Mc Donald’s per arraffare prima di tutti l’ultima sorpresa dell’ happy meal a tema Disney? Ecco: quello è co-marketing di promozione. Co marketing di distribuzione : è il tipo di co-marketing che permette ad un’azienda di distribuire i propri prodotti negli spazi di cui è proprietario un altro brand. Spesso, questo tipo di co-marketing è realizzato attraverso le affiliazioni sui siti internet, o attività di content marketing (articoli blog che consigliano quel prodotto). Anche se può sembrare un’operazione poco incisiva sulle scelte d’acquisto dei clienti finali, non è assolutamente cosi: ogni associazione lascia nel nostro cervello una traccia mnemonica, un ricordo della marca che si rivela decisivo quando poi ci tocca scegliere un prodotto. Dopo aver lasciato un ricordo attraverso la rete, i prodotti consigliati vengono poi anche proposti al cliente finale. È il caso di negozi di elettronica che propongono la stipula di ulteriori assicurazioni sul prodotto. Co marketing di prezzo: si verifica quando due brand che creano prodotti complementari tra loro scelgono di offrirli al cliente finale ad un prezzo vantaggioso. Ne sono un esempio lampante le campagne di bundling realizzate dai produttori di videogiochi. Nintendo, per esempio, in occasione dell’uscita di un nuovo Animal Crossing, ha realizzato per i suoi fan un’esclusiva versione dell’amata Nintendo Switch. La console personalizzata era venduta insieme alla versione digitale del nuovo videogioco. Co-branding: come nascono nuovi prodotti C’è poi un altro modo di fare co- marketing che merita un po’ più di attenzione: parliamo di co-branding. Si parla di co-branding quando due aziende si uniscono per immettere sul mercato un nuovo prodotto realizzato unendo i due prodotti di partenza. Non più due prodotti commercializzati insieme, ma un prodotto nuovo ed esclusivo.  Ecco qualche esempio concreto per capire meglio di cosa stiamo parlando: Philadelphia e Milka La combinazione di dolce e salato vince sempre: sarà questo quello che avranno pensato i due brand quando hanno creato questo autentico guilty pleasure. Un vasetto di formaggio spalmabile al gusto di cioccolato Milka, perfetto per chi vuole lasciarsi andare a piccoli peccati di gola. Con il cibo buono, non si sbaglia mai. Red Bull e Go-pro Si sa, chi fa sport ha bisogno di energia. Certe imprese, poi, vanno immortalate. Ecco perché, l’operazione di co-branding realizzata tra i Red Bull e Go-pro ha funzionato cosi bene. Contenuti digitali, video e foto pieni di energia e vitalità: immagini perfette anche se in pieno movimento. Proprio quello che ogni sportivo ha sempre desiderato. Android Kit Kat Perché no? Si può fare co-branding anche attraverso il naming. È quello che è successo quando Google, in accordo con Nestlè ha chiamato il nuovo aggiornamento del suo sistema operativo come il noto stick di cioccolato. Anche se il noto motore di ricerca ha sempre dimostrato di amare i dolci, non aveva mai utilizzato un marchio registrato. Un accordo segreto fino all’ultimo, che la Nestlè ha siglato con l’obbiettivo di aumentare la sua brand awareness. Dite la verità, non vi è venuta già fame? Se la sete di conoscenza del mondo del marketing non si è ancora placata, continuate a seguire il nostro blog.
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